Le compositrici donne non hanno mai avuto vita facile nella storia dell’opera, in particolare nell’Ottocento, epoca segnata da un forte pregiudizio nei confronti del loro genere. È quindi sorprendente apprendere che una donna, Carolina Uccelli, riuscì a far rappresentare due sue opere in importanti teatri italiani nella prima metà dell’Ottocento. Di queste due opere solo lo spartito di Anna di Resburgo è arrivato fino a noi, conservato negli archivi del conservatorio di Napoli, e grazie al lavoro di più di un anno di Will Crutchfield, è stato ricostruito e ripresentato a New York, dopo quasi due secoli dalla prima.
Carolina Uccelli è una compositrice fiorentina vissuta tra il 1810 e il 1858. La sua carriera è segnata dalle difficoltà e dai pregiudizi, come delineato nella scheda biografica sotto riportata. All'inizio degli anni '30 dell’Ottocento, dopo avere ricevuto la commissione di un’opera per i teatri reali di Napoli da parte dell’impresario Alessandro Lanari, la Uccelli scrisse Anna di Resburgo su libretto di Gaetano Rossi (già musicato da Giacomo Meyerbeer) e da lei stessa modificato. L’opera fu rappresentata per la prima volta nell’autunno del 1835 al Teatro del Fondo e poi al San Carlo. In cartellone c’erano tutti i divi e le dive del belcanto italiano: Fanny Tacchinardi-Persiani, Napoleone Moriani e Giorgio Ronconi. Nonostante queste premesse il lavoro ebbe un esito sfortunato perché al San Carlo, poco tempo prima, fu rappresentata niente meno che la Lucia di Lammermoor di Donizetti, con lo stesso soprano, ambientata negli stessi luoghi (Lammermoor e Roxburgh sono a poche miglia di distanza) e addirittura con il finale in un cimitero scozzese che probabilmente prevedeva l’uso delle stesse scenografie. L'Anna di Resburgo non resse il confronto con l’aria della pazzia della Lucia e il successo strepitoso che ne è conseguito, e venne tolta dal cartellone del Teatro del Fondo dopo sole quattro recite. Un unico tentativo di ripresa al San Carlo poco tempo più tardi dette esito migliore.
L’opera ha un antefatto: in Scozia, ci sono due signori di due feudi confinanti che si odiano e uno uccide l’altro, si impossessa dei suoi beni, e fa credere che il figlio dell’ucciso (Edemondo) sia l’autore del delitto, bandendolo dal territorio. Il vero uccisore, prima di morire, racconta tutto a suo figlio, Norcesto, il quale vive con la consapevolezza della cattiva azione del padre. Dopo un periodo di esilio, Edemondo torna a Resburgo, dove trova la moglie Anna sotto false vesti di paesana e il figlioletto che deve vivere come orfanello nel castello di un amico di famiglia (Olfredo). Durante una cena a casa di Olfredo, Norcesto fa la sua comparsa a sorpresa, e riconosce nel bambinetto il figlio di Edemondo. Lo fa imprigionare seduta stante, creando la reazione della madre (Anna), che si rivela come la moglie di Edemondo e la madre del bambino. Nel secondo atto finalmente Edemondo si rivela a Norcesto e viene condannato a morte. Norcesto, preso dai rimorsi, poco prima dell’esecuzione del condannato (in un cimitero) rivela il misfatto del padre, salva Edemondo, e gli ridà addirittura il feudo usurpato.
La ripresa in forma semiscenica da parte della compagnia americana “Teatro Nuovo” capeggiata da Will Crutchfield ha avuto il merito di ridare vita a quest’opera dimenticata. Dopo la prima in tempi moderni in New Jersey dello scorso 20 luglio, questo lavoro è stato ridato al Rose Theater di New York quattro giorni dopo. Come da sua cifra, il Teatro Nuovo ha usato un approccio storicamente informato, utilizzando strumenti il più possibile simili a quelli originali e riscoprendo la pratica del bel canto. Inoltre, non c’era un vero direttore d’orchestra, ma la direzione era divisa tra il “primo violino e capo d’orchestra” (l’italiana Elisa Citterio) che dava il tempo e gli attacchi e il “maestro del cembalo” (Lucy Tucker Yates) che accompagnava durante tutta l’esecuzione.
Anna di Resburgo è pienamente inserita nella tradizione belcantistica italiana di inizio Ottocento. Tra le influenze più importanti si sentono Rossini e il primo Donizetti, anche se prevale la personalità della compositrice. Per esempio, per il basso buffo Olfredo, prevede un’aria col sillabato sul modello della “Calunnia” del Barbiere, ma qui il basso deve raccontare il drammatico svolgersi del processo ad Edmondo e la sua condanna a morte. Ne viene fuori una composizione unica, in cui il sillabato rende il concitato discutere della giuria e la difesa dell’imputato, mentre il crescendo finale racconta l’esito del processo, con l’inesorabile sentenza alla pena capitale. Questo espediente mostra come la compositrice sia stata capace di usare forme tradizionali per rendere in modo originale l’azione drammatica. La Uccelli utilizza anche in modo originale strumenti noti, come il timpano e il flauto per rendere l’ansia nel duetto tra soprano e baritono nel secondo atto, o crea linee melodiche in contrappunto, come un canone tra i due cantanti nel duetto sopracitato o una linea di basso mobile che accompagna la marcia funebre del finale. L’operista ha anche dimostrato di saper agire sull’azione quando nel secondo atto aggiunge un’aria in cui il baritono esplicita il conflitto interiore tra salvare il nome della famiglia e vedere un innocente andare a morte. Questa aggiunta rende più plausibile la scelta finale del baritono di rivelare il segreto e di salvare la situazione. Infine, il fatto che quest’opera sia stata scritta per lo stesso soprano della Lucia di Lammermoor (Fanny Tacchinardi-Persiani) è evidente per l’abbondanza di sopracuti e di momenti patetici, che sono comuni ad entrambe le opere.
Sarebbe interessante chiedersi se quest’opera riveli in qualche modo che l’autore sia una donna, la musica in sé non ha qualità “femminili” e potrebbe benissimo essere stata scritta da un compositore maschio e, inoltre, dà un grande risalto alla figura di Anna come madre, che cerca in tutti i modi di salvare il figlio imprigionato da Norcesto, anche rischiando la vita. Questa centralità della figura femminile non è unica nel panorama operistico, ma è interessante che Carolina Uccelli abbia scelto proprio questa trama focalizzata sulla figura positiva di una madre. La compositrice, inoltre, ha ampliato la parte di Etelia, la protettrice del bambino e figlia di Olfredo (una parte che nella versione di Rossi/Meyerbeer è totalmente secondaria), dando così voce ai sentimenti di compassione e di apprensione per le sorti del piccolo, ricalcando ancora la centralità delle espressioni materne nell’opera.
Anna di Resburgo rimane però un’opera giovanile e si sentono alcuni limiti, soprattutto nella staticità musicale dei recitativi e nella struttura dei numeri del primo atto che potevano seguire un ritmo più serrato. Inoltre, l'autrice sembra essere ancora legata al modello rossiniano (evidente nella sinfonia e nel primo atto), mentre i contemporanei si stanno spostando verso il melodramma romantico, esplicitato forse in modo più pieno proprio nella Lucia di Lammermoor di Donizetti. Ma con quest'opera la Uccelli mostra delle invenzioni armoniche e una sperimentazione orchestrale che la rendono "un’operista nata" (come nota Crutchfield), capace di rendere l’azione in musica con una spiccata sensibilità contrappuntistica già segnalata da Rossini e Mayr.
Durante la serata al Rose Theater, il cast vocale preparato da Will Crutchfield era di prim’ordine. Il soprano Chelsea Lehnea ha interpretato la parte di Anna con sicurezza ed eleganza, senza mostrare alcuna titubanza nei sopracuti o nelle agilità drammatiche. Il tenore Santiago Ballerini come Edemondo ha reso perfettamente la parte che già fu di Napoleone Moriani (il tenore “della bella morte”), con un bel fraseggio e un bel velluto vocale. Ricardo José Rivera ha interpretato il ruolo baritonale di Norcesto con voce sicura in tutto il registro, rendendo tutte le sfumature del ruolo. Elisse Albian ha dato un’ottima prova nel ruolo di Etelia, con una voce da soprano lirico ben controllata negli acuti e dall’elegante linea vocale. Infine, Lucas Levy ha reso bene la parte del buffo/non buffo, nella sua aria drammatica col sillabato. Il teatro, pienissimo, ha tributato un successo senza esitazioni all’opera e agli interpreti.
Anna di Resburgo racconta di un’operista nata, piena di talento e di buone aspettative future, troncate forse troppo presto dalla misoginia della società in cui ha vissuto. Un grande plauso va tributato a Will Crutchfield, che ha riportato alla luce quest’opera e che si sta impegnando per la registrazione dell’opera e la pubblicazione dello spartito forse già dall’anno prossimo. Rimane solo da immaginare, con un po’ di rimpianto, cosa avrebbe potuto fare questa compositrice se le fosse stata data la possibilità. Chissà! Forse tra Bellini e Donizetti si sarebbe potuto anche vedere il nome di una donna.
Anna di Resburgo | Chelsea Lehnea |
Edemondo | Santiago Ballerini |
Norcesto di Cumino | Ricardo José Rivera |
Olfredo | Lucas Levy |
Etelia | Elisse Albian |
Donaldo di Solis | Andrew Allan Hiers |
Un araldo | Markos Simopoulos |
Primo violino e capo d’orchestra | Elisa Citterio |
Maestro al cembalo | Lucy Tucker Yates |
Teatro Nuovo Chorus and Orchestra
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Biografia di Carolina Uccelli
Carolina Uccelli, nata nel 1810 a Firenze come Carolina Pazzini, mostrò fin dall’infanzia uno spiccato talento per la composizione, creando diverse liriche da camera pubblicate da Ricordi. A 17 anni sposa Filippo Uccelli che, contrariamente alle aspettative, crede nel talento della moglie. Anche grazie all’aiuto (o al non-divieto) del marito, la Uccelli riesce a far rappresentare una sua opera, il Saul, alla Pergola di Firenze. Carolina Uccelli scrive anche un’altra opera (Eufemio di Messina, mai rappresentata) e manda gli spartiti delle sue opere ai compositori più importanti chiedendo delle lettere di presentazione. Rimangono oggi solo le risposte di Rossini e di Giovanni Simone Mayr (maestro di Donizetti), i quali danno un giudizio positivo tutt’altro che di circostanza. Mayr loda dell’Eufemio l’abilità nell’uso del contrappunto, “soprattutto nelle linee del basso”, e Rossini loda del Saul la “ricchezza di idee” così come “l’espressività ed eleganza nella declamazione e nella melodia”, e le consiglia di non accettare cantanti di secondo livello. Grazie all’interessamento dell’impresario Alessandro Lanari, che aveva appena preso la gestione dei teatri reali di Napoli, Carolina Uccelli vede la possibilità, nel 1835, di rappresentare un’opera nuova nella capitale partenopea, una delle piazze più importanti per l’opera italiana.
La compositrice quindi scrive Anna di Resburgo, su libretto di Gaetano Rossi (già musicato da Giacomo Meyerbeer) e modificato della stessa compositrice. L’opera viene rappresentata per la prima volta nell’autunno del 1845 al Teatro del Fondo e poi al San Carlo (entrambi gestiti dall’impresa di Lanari). Anna di Resburgo però non ha successo e viene ritirata dalle scene dopo sole quattro rappresentazioni. A determinare l’insuccesso contribuisce l’impari confronto con la Lucia di Lammermoor di Donizetti, rappresentata quasi in contemporanea al San Carlo, e con la quale ha in comune l’ambientazione scozzese e la scena finale nel cimitero.
A questo punto, la biografia di Carolina Uccelli prosegue in modo abbastanza triste. Rimasta vedova già nel 1833 e reduce dall’insuccesso dell’Anna, vede tramontare le sua ambizioni di operista. È quindi costretta a ripiegare su delle tournée di recital di canto, durante le quali accompagna al piano la figlia cantante e dove presenta le sue romanze da camera. Questo ruolo (ai tempi considerato più appropriato per una donna) la relega a scrivere composizioni meno musicalmente interessanti. Anche in questa nuova veste però la nostra Uccelli ha un certo successo e molte delle sue liriche (delle quali scrive anche le parole) sono eseguite da cantanti del calibro di Sofia Cruvelli, Giambattista Rubini, Giulia Grisi e Antonio Tamburini. Infine, un breve avviso su L’Italia Musicale del marzo 1858 informa i lettori della morte della Uccelli a Firenze.
Durante la serata del 24 luglio, è stato possibile ascoltare anche alcune delle romanze di Carolina Uccelli, eseguite dai giovani cantanti dell’accademia della compagnia Teatro Nuovo. Le romanze mostrano una compositrice post-rossininiana elegante e raffinata, capace di spaziare tra ariette leggere e simpatiche (come I rematori) alle arie dell’amore non corrisposto per tenore (Il rimprovero), fino ad arie protoromantiche che fanno pensare già alla generazione successiva (Si tu m’aimais).
La vita di Carolina Uccelli racconta delle difficoltà delle donne compositrici dell’Ottocento. Molti contemporanei hanno criticato, per esempio, la decisione di Filippo Uccelli di appoggiare la moglie nel suo (a sentir loro) “capriccio” di diventare compositrice. Ma senza l’aiuto del marito la Uccelli non sarebbe stata capace di scrivere e rappresentare due opere in due capitali dell’opera italiana. La sua carriera da operista si è anche dovuta fermare dopo un solo insuccesso, mentre un compositore come Verdi ha ricevuto nuove opportunità dopo il fiasco di Un giorno di regno. Inoltre, pochi critici si sono occupati della sua figura, tanto che quando il suo nome apparve di nuovo sulla Gazzetta Musicale di Milano qualche decennio alla morte, il corrispondente scrisse che "se Fétis [nella “Biographie Universelle des Musiciens”] non l'avesse menzionata, difficilmente sapremmo della sua esistenza". Questo disinteresse si vede anche nella perdita degli spartiti di due sue opere e dalla pubblicazione a stampa delle sole liriche da camera.
La recensione si riferisce alla recita del 24 luglio 2024
Per approfondire:
https://www.teatronuovo.org/anna-di-resburgo-2024
https://www.opera.co.uk/features/a-born-opera-composer/