Erodiade la figlia, soprano | Silvia Frigato |
Erodiade la madre, soprano | Dorota Szczepańska |
San Giovanni Battista, controtenore | Danilo Pastore |
Consigliero, tenore | Roberto Manuel Zangari |
Erode, basso | Masashi Tomosugi |
Direttore | Andrea De Carlo |
Ensemble Mare Nostrum |
La vita sconsiderata di Alessandro Stradella precede la sua fama di eccellente compositore. Per questo l’approccio sistematico del Festival Barocco di Viterbo che porta il suo nome, unito al lavoro costante dell’Ensemble Mare Nostrum che dura dal 2013 con una collana di Cd per ARCANA, “The Stradella Project”, è ammirevole sia per qualità che per quella sistematicità che spesso manca alla valorizzazione e alla riscoperta del Seicento musicale italiano. Negli ultimi vent’anni si assiste ad un crescente lavoro di ricerca sostenuto da una sempre maggiore cura per l’interpretazione, tutti fattori che non solo tengono vivo ma accrescono l’interesse per un periodo grandioso per produzione musicale. In questo contesto Stradella, nella sua pur breve vita, ha lasciato un consistente corpus di composizioni di vario genere, tra cui sei oratori, forma musicale che si afferma soprattutto nella seconda metà del secolo, principalmente a Roma. Tra questi, il San Giovanni Battista è quello più frequentato, con numerose edizioni discografiche di valore e registrazioni di concerti dal vivo, ciascuna con caratteri peculiari che dimostrano le ricchezza di un’opera in grado di offrire innumerevoli spunti di lettura.
L’argomento è noto. Erode ha una relazione illegittima con Erodiade, moglie del fratello. Giovanni Battista osa condannare il suo comportamento immorale. I suoi rimproveri suscitano l’ira della figlia di Erodiade, anch’essa di nome Erodiade, meglio nota come Salomè, che ottiene da Erode la testa di Giovanni potendo scegliere tra qualunque altro desiderio, come promesso dall’incauto patrigno. Il clima muove dal mito, espresso dalla magnifica aria del Consigliero “Anco in cielo il biondo auriga”, in cui si invocano le luci e le ombre del giorno e della notte create con opera incessante dal carro del sole che obbedisce al re degli astri. Anche Erodiade figlia evoca il mito quando si rivolge alle Parche, e poi alle Ninfe del Giordano, una scelta di campo che prelude alla pervicacia con cui chiederà il sacrificio del Battista, precursore di nuova visione del mondo per la quale affronterà il martirio.
L’orchestra è strutturata con un concerto grosso, un concertino e il continuo, scelta moderna e lungimirante di Stradella, destinata a fare epoca. La scrittura orchestrale è parte fondante dello sviluppo narrativo, capace com’è di evocare atmosfere e affetti con soluzioni sorprendenti, non allineate alle attese. Così nella grande scena finale Erodiade la figlia intona il suo trionfo su quello che appare come un classico lamento, come è mirabile il clima cupo che ammanta di mistero il corso del giorno e delle notte che, per consuetudine, si immagina rassicurante e sereno.
Desta ammirazione la forza dell’orchestra che esprime un’energia potente eppure leggera, fluida, cangiante. Un corso ininterrotto di invenzioni sostenuto da ciascun elemento in sé ben distinto, con un controllo minuzioso della dinamica che sostiene le voci esaltandone le caratteristiche. Il direttore, Andrea De Carlo, ha mostrato come si lavora su un repertorio così suggestivo, schivando la routine e mettendo in risalto la funzione drammatica dell’orchestra, con tutti i suoi contrasti e colori.
Il cast vocale è molto interessante. Danilo Pastore, giovane controtenore, sostiene il ruolo di San Giovanni Battista con la forza del predestinato che accetta il martirio con l’alta dignità di chi guarda lontano. Silvia Frigato, Erodiade la Figlia, sa come usare le sue eccellenti doti tecniche e vocali per disegnare un personaggio che disorienta per quanto sa essere delicata in apparenza e pervicace nella crudeltà. Lavora sulle parole, porge le frasi musicali con respiro ampio e fluente, rende indimenticabile ogni tassello del suo ruolo, che sia un recitativo, un arioso o un’aria di bravura. Roberto Manuel Zangari, il Consigliero, è esemplare nel lavoro sulla parola nei numerosi recitativi e ariosi, crea un tessuto connettivo che onora il testo e anticipa gli sviluppi drammatici. Masashi Tomosugi rende con efficacia la personalità di Erode, non esattamente un cattivo tutto d’un pezzo, diviso tra dubbi e protervie. Dorota Szczepańska, Erodiade la Madre, è la vera origine del male. Serena e imperturbabile raggiunge i suoi fini con eleganza.
La Chiesa di Santa Maria Nuova di Viterbo ha offerto i suoi spazi austeri, dotati di ottima acustica. Il pubblico, numeroso, ha resistito al caldo e alla fine ha tributato i giusti onori alla rappresentazione, con numerose chiamate.
La recensione si riferisce al concerto del 31 agosto 2024.
Daniela Goldoni