Conte d'Almaviva | Pietro Adaini |
Don Bartolo | Fabio Capitanucci |
Rosina | Mara Gaudenzi |
Figaro | Gurgen Baveyan |
Don Basilio | Nicola Ulivieri |
Berta | Francesca Maionchi |
Fiorello Ufficiale |
Gianni Giuga |
Ambrogio | Julien Lambert |
Direttore | Alessandro Bonato |
Regia | Fabio Cherstich |
Scenografie | Nicolas Bovey |
Costumi | Arthur Arbesser |
Luci | Marco Giusti |
Maestro del Coro | Luigi Azzolini |
Basso continuo |
Gianluca Montaruli (violoncello) Richard Barker (clavicembalo) |
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento | |
Ensemble Vocale Continuum |
Fu proprio un'opera di Gioachino Rossini ad inaugurare nella Stagione di Primavera del 1819 il nuovo Teatro Sociale di Trento, allora conosciuto come Teatro Mazzurana (dal nome del suo primo proprietario, Felice Mazzurana): il titolo scelto fu La Cenerentola con protagonista Adelaide Comelli, primo Calbo nel Maometto secondo a Napoli l'anno successivo, fresca di nozze con Giovanni Battista Rubini.
Più di duecento anni dopo l'apertura della sala, Rossini è di nuovo al Sociale con un immancabile classico quale Il barbiere di Siviglia, ma questo ritorno ha il sapore di una vera e propria re-inaugurazione. Come non accadeva da tempo, le due date in cartellone sono entrambe sold out, a riconfermare ulteriormente quanto il ritorno al repertorio sia estremamente vitale per rinsaldare il legame con il territorio e il suo pubblico. Questo Barbiere, inoltre, rappresenta il primo cimento operistico dell'Orchestra Haydn col suo nuovo direttore principale, Alessandro Bonato, che ricoprirà la carica per le prossime tre stagioni.
È proprio la direzione di Bonato la principale attrattiva della produzione: il giovane direttore veronese opta per una lettura dinamica e cangiante in totale sintonia con lo spirito dell'opera, estremamente curata nel dosare i volumi dell'orchestra, per far risaltare sia le singole sezioni che le voci dei solisti, e nel rendere giustizia alle agogiche della partitura. Il dialogo con il palco e la tensione drammaturgica non calano mai, grazie al valido apporto del basso continuo che vede impegnati Gianluca Montarulli al violoncello e Richard Barker al clavicembalo: spettano a quest'ultimo alcune sagaci citazioni musicali estranee a Rossini (soprattutto mozartiane: Don Basilio viene evocato dal tema del Commendatore e la vecchia Berta viene sbeffeggiata da una sapida citazione di "Una donna a quindici anni") ma in linea con le coordinate dell'allestimento.
Perfettibile ma comunque apprezzabile la prestazione delle voci maschili dell'Ensemble Vocale Continuum preparate da Luigi Azzolini.
Nella compagnia vocale emerge l'ottima prova di Mara Gaudenzi, che esibisce una voce calda, pastosa, duttile e sonora tanto in acuto quanto nel grave. Una Rosina davvero peperina e ben cantata.
Non demeritano neanche le voci maschili, tutti navigati interpreti dei rispettivi ruoli: Pietro Adaini è un Almaviva aggraziato ma al tempo stesso deciso, capace di reggere le asperità della parte e di concludere il difficile Rondò con un acuto forse non troppo filologico ma ben sostenuto da un'ottima padronanza dei fiati.
Gurgen Baveyan è un Figaro simpaticamente guascone, dallo strumento vocale ben tornito nei gravi, sebbene non sempre voluminosi e in qualche occasione coperti dai suoni orchestrali.
Fabio Capitanucci esibisce una voce chiara e un'ottima padronanza dei sillabati, con cui riesce a tratteggiare tutta l'antipatia di Bartolo senza trasformarlo nel solito e tradizionale tenero vecchietto.
Molto bene anche Nicola Ulivieri, mefistofelico e compiaciuto Basilio che domina la scena con la celeberrima "Calunnia", Francesca Maionchi, una Berta puntigliosa e molto svettante nei concertati, e Gianni Giuga, che meriterebbe ruoli più preminenti di quelli di Fiorello e dell'Ufficiale (pochi anni fa è stato un valido protagonista nel circuito dei teatri lombardi).
Completa il cast il silente ma onnipresente Ambrogio di Julien Lambert, già apprezzato per le sue doti mimico/attoriali nella stessa produzione qualche anno fa.
Venendo alla messa in scena, viene ripreso lo spettacolo di Fabio Cherstich (nominato "regista in residence" della Haydn anche per le prossime stagioni) coprodotto dal Teatro Valli di Reggio Emilia e dal Teatro Comunale di Modena.
È tuttavia proprio l'allestimento a risentire maggiormente della ripresa. Il palco e le quinte del Sociale hanno dimensioni ridotte rispetto a quelle dei teatri emiliani: per questo motivo molti elementi scenografici vengono lasciati parcheggiati in bella vista sullo sfondo limitando alcune azioni di scena, viene sfondata molte volte la quarta parete facendo entrare i personaggi dalla platea. Nonostante questi sacrifici, lo spettacolo scorre senza intoppi e riesce a divertire ed appassionare il pubblico, sebbene le controscene di solisti e mimi distolgano l'attenzione dal versante musicale.
Teatro, come detto in apertura, pressoché da tutto esaurito, pieno di un pubblico festante ed entusiasta. Agli applausi, un trionfo incondizionato per tutti gli artisti, con vere e proprie ovazioni all'indirizzo dei protagonisti e del direttore.
La recensione si riferisce alla recita di venerdì 31 gennaio 2025.
Martino Pinali