Il conte d'Almaviva | Vito Priante |
La contessa d'Almaviva | Ruzan Mantashyan |
Figaro | Giorgio Caoduro |
Susanna | Giulia Semenzato |
Cherubino | Josè MAria Lo Monaco |
Marcellina | Chiara Tirotta |
Bartolo | Andrea Concetti |
Basilio | Juan José Medina |
Don Curzio | Cristiano Olivieri |
Antonio | Janusz Nosek |
Barbarina | Albina Tonkikh |
Prima contadina | Eugenia Braynova |
Seconda contadina | Daniela Valdenassi |
Direttore | Leonardo Sini |
Regia | Emilio Sagi |
Scene | Daniel Bianco |
Costumi | Renata Schussheim |
Luci | Eduardo Bravo riprese da Vladi Spigarolo |
Maestro del coro | Ulisse Trabacchin |
Coro e Orchestra del Teatro Regio di Torino | |
Allestimento del Taetro Regio di Torino |
Felicemente archiviata l’inedita trilogia “Manon Manon Manon”, il Regio di Torino ha inaugurato la stagione con una nuova produzione delle Nozze di Figaro acquisita dal Teatro Reale di Madrid.
I sei titoli d’opera (a parte l’Hamlet di Thomas e la Dama di picche, purtroppo poca varietà e nessun azzardo nelle scelte) e i tre balletti che compongono il cartellone sono stati presentati sotto lo slogan “La meglio gioventù”. Il motto – frutto certamente di un marketing sovente rimarchevole per banalità – pare non considerare, partendo dall’arcinoto aforisma di George Bernard Shaw (“Un tenore e un soprano – sempre giovani aggiungiamo noi - vogliono andare a letto insieme, ma un baritono glielo impedisce”), come sia difficile individuare un melodramma che non abbia come protagonista “la meglio gioventù”.
Ma tant’è, mettendo da parte le polemiche, torniamo alle Nozze viste a Torino.Emilio Sagi (regia) insieme a Daniel Bianco (costumi) e Renata Schussheim (scene) sono gli autori di una messinscena, realizzata nell’ormai lontano 2009, che ha collocato l’ambientazione nel corretto contesto storico pensato nella seconda metà del Settecento da Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais per la trilogia dedicata a Figaro (composta in ordine cronologico, lo ricordiamo, da Il barbiere di Siviglia, Le nozze di Figaro e La madre colpevole).
Grazie anche alle avvolgenti e calde luci di Eduardo Bravo (riprese da Vladi Spigarolo), l’ambientazione è quella tipica della Siviglia andalusa del diciottesimo secolo, caratterizzata da colori accesi, animata da danzatori di flamenco (belle le coreografie ideate da Nuria Castejon) e, con perdonabile licenza cronologica, con un rimando visivo alla pittura di Goya. Seppur forse un po’ penalizzata da un’eccessiva parsimonia di elementi scenici (ad eccezione del quarto atto ambientato, in modo molto suggestivo, in un lussureggiante giardino), la guida di Sagi è risultata attenta nella ricerca di una gestualità divertente secondo l’esempio goldoniano, vivace nel continuo mescolarsi di personaggi seri, nobili, comici e umili.
Le intenzioni registiche hanno così definito in modo classico i personaggi della folle journée: un altero e orgoglioso conte Almaviva, una contessa dolente della propria posizione di moglie tradita, un Figaro determinato sì nell’opporsi ai soprusi ma mentalmente anche un po’ ottuso, una Susanna quanto mai femminile e sensuale e un Cherubino febbrile nei propri tormenti adolescenziali.
Venendo alle considerazioni musicali, Vito Priante ci è parso un conte accurato (preciso e sicuro nell’ardua invettiva “Vedrò mentr’io sospiro”) con una vocalità ampia e dal bel timbro morbido, ideale nel delineare non unicamente l’autorevolezza non priva di arroganza dell’aristocratico, ma anche la sua fragilità e sincerità nel riconoscere (finalmente) la propria protervia in fatto di sentimenti amorosi.
Seppur abbia colto l’indole malinconica e disincantata della contessa, Ruzan Matashyan - subentrata alla prevista Monica Conesa - ha peccato in un eccessivo vibrato penalizzante il terso lirismo della linea di canto. La giovane cantante, a nostro avviso, deve poi curare maggiormente l’emissione risultata non sempre a fuoco in alcuni passaggi acuti (finale secondo atto).
Nella parte di Figaro, Giorgio Caoduro ha mostrato buon carisma scenico (con apprezzabile duttilità e dinamismo) e una vocalità di tutto rispetto per estensione e omogeneità timbrica (notiamo unicamente una leggera opacità di suono nei passaggi più acuti). Artista particolarmente sensibile al repertorio barocco e mozartiano, Giulia Semenzato è stata una Susanna notevole nel definirne il carattere arguto e spigliato.Oltre a cogliere l’intelligente vivacità della scaltra cameriera, la cantante non ha poi tralasciato gli aspetti più sentimentali con un “Deh vieni non tardar” ben rifinito nelle mezze voci, in pianissimi bilanciati e in un’intonazione ammaliante. La sua prontezza attoriale si è evidenziata nell’articolato finale del secondo atto e nella convulsa “notte degli imbrogli” del quarto.
Pur con un volume di suono non molto corposo, positiva anche la prova di Josè Maria Lo Monaco, che ha delineato un Cherubino correttamente concitato in “Non so più cosa son, cosa faccio” e teneramente trepidante in “Voi che sapete”.
Ben disimpegnata nella veemenza graffiante di rabbiosa madama âgée la Marcellina di Chiara Tirotta. Autorevole ed elegante Andrea Concetti quale Bartolo mentre musicalmente un po’ troppo caricaturale il Basilio di Juan José Medina. Deliziosa la Barbarina di Albina Tonkikh e particolarmente spigliato Janusz Nosek quale Antonio.
Il trentaquattrenne di origini sassaresi, e già ricco di una formazione musicale europea (coronata dalla vittoria della prestigiosa Solti International Conducting Competition di Budapest), Leonardo Sini ha debuttato a Torino con una direzione ritmicamente brillante e tersa nelle sonorità. L’esperienza che futura del maestro gli consentirà di acquisire anche una maggiore scioltezza che favorirà senza dubbio una maggiore complicità con l’orchestra (per altro in gran forma l’altra sera).
Buoni gli interventi del coro (preparato da Ulisse Trabacchin) e curati i recitativi con l’accompagnamento (peccato l’assenza del continuo di un violoncello a sostenere il fortepiano) di Carlo Caputo. Molto calorosa l’accoglienza del numeroso ed elegante pubblico.
La recensione si riferisce allo spettacolo del 23 Novembre 2024
Lodovico Buscatti