Soprano | Salome Jicia |
Contralto | Teresa Iervolino |
Tenore | Omar Mancini |
Basso | Adolfo Corrado |
Direttore | Michele Spotti |
Maestro del coro | Ulisse Trabacchin |
Coro e Orchestra del Teatro Regio di Torino |
Chi scrive non è un alfiere dell’esecuzione della musica così detta colta in spazi all’aperto. Soprattutto quando si tratta di proporre lavori pensati per sale da concerto (nel caso di cui si dirà tra poco la commissione arrivò al compositore dalla Società Filarmonica di Londra).
Tralasciando, a tal proposito, la lapidaria affermazione di Toscanini (“All'aperto si gioca a bocce”), i concerti “open air” richiedono non pochi sforzi tecnici perché un’esecuzione non venga depauperata nel risultato e non metta a dura prova i nervi dei musicisti.
L’apertura della quarantasettesima edizione di MiTo Settembre Musica, la prima affidata alla cura di Giorgio Battistelli, si è aperta in Piazza San Carlo a Torino con l’esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven con i complessi del Teatro Regio di Torino e la direzione di Michele Spotti.
Una gremita folla ha occupato i posti a sedere e gli spazi in piedi dell’aulica piazza castellamontiana. Un’ampia e affettuosa partecipazione popolare, poco o nulla intimidita da una debole pioggerella, che pareva ricordare la vocazione collettiva che caratterizzò la nascita del festival a Torino nell’ormai lontano 1978.
Seppur l’ampio palcoscenico montato a ridosso delle facciate barocche delle chiese di Santa Cristina e di San Carlo garantisse una comoda sistemazione dei professori dell’orchestra e del coro (qui curiosamente rinforzato con la partecipazione della formazione di voci bianche), l’assenza di una campana fono riflettente, capace quindi di direzionare e non disperdere il suono, e una amplificazione, a giudizio di chi scrive, non ottimale ha in gran parte vanificato l’interessante esecuzione del capolavoro beethoveniano che da pochi mesi ha festeggiato il proprio bicentenario (la prima esecuzione avvenne poi non a Londra ma al Teatro di Porta Carinzia di Vienna il 7 Maggio 1824).
Il poco più che trentenne Michele Spotti è ormai qualcosa di più di una promessa nel panorama della direzione d’orchestra. Responsabile dell’Opéra e della Filarmonica di Marsiglia, ha già debuttato all’Opera di Roma (Il flauto magico), all’Opéra di Parigi (Turandot), alla Deutsche Oper di Berlino (Il viaggio a Reims) e all’Opera di Vienna (La figlia del reggimento). Da poche settimane è reduce da un fortunato Equivoco stravagante al Rossini Opera Festival di Pesaro.
Pur con le difficoltà di cui si diceva, abbiamo avuto modo di apprezzare la capacità del maestro nel valorizzare la trasparenza del tessuto orchestrale, il dialogo tra le sezioni (particolarmente suggestive le sonorità vibranti e la nitidezza del fugato del monumentale primo movimento), la vibrante pulsazione ritmica (nel Molto vivace), una convincente scorrevolezza non stucchevole (Adagio molto e cantabile).
Nonostante le avversità acustiche e tecniche, non abbiamo potuto non avvertire l’emozione per la progressiva ascesa al tema dell’Inno alla gioia nell’ultimo movimento: l’apprezzabile recitativo della sezione dei bassi e il progressivo e ostinato emergere della Freudenmelodie che si allarga in un tripudiante abbraccio all’intera orchestra. Piuttosto in difficoltà il quartetto dei solisti: stentoreo ma rigido nell’emissione Adolfo Corrado (basso), imbarazzato nei toni marziali Omar Mancini (tenore), fragile nell’agilità Salome Jicia (soprano). Lodevole invece la presenza di Teresa Iervolino (contralto). Buona la prova del Coro del Regio preparato da Ulisse Trabacchin. Fastoso e caloroso l’apprezzamento del pubblico.
La recensione si riferisce al concerto del 6 Settembre 2024
Lodovico Buscatti