Esmeralda | Rosalia Misseri |
Quasimodo | Fabrizio Voghera |
Frollo | Christian Gravina |
Clopin | Christian Mini |
Gringoire | Matteo Setti |
Febo | Heron Borelli |
Fiordaliso | Chiara Di Bari |
Dodici Ballerini, Quattro Acrobati, Un Breakdancer |
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Parma - Teatro Palacassa |
L'inizio è folgorante: un suono che cresce e poi si ripiega su se stesso con la grazia di un fiore che appassisce.
Cinque lunghi accordi che ritorneranno: è il tema dell'amore negato.
Poi a sipario chiuso il poeta Gringoire, canta il suo bellissimo prologo: "Il tempo delle cattedrali" che, con il suo andamento ascendente, richiama il vertiginoso slancio delle guglie gotiche che sono lassù, oltre la pietra grigia di Notre Dame.
Si riparte da Victor Hugo e da un altro suo gobbo: centocinquant'anni fa, da un lavoro del drammaturgo francese, nasceva Rigoletto.
Quasimodo è innamorato della gitana Esmeralda che canta e balla sotto la cattedrale in cui lo storpio fa il campanaro. Lei s'innamora del capitano delle guardie Febo, che non la ricambia, ma, d'altra parte, non resiste al suo fascino.
All'incontro d'amore dei due assiste, non visto Frollo, prete protettore di Quasimodo. Anche lui si è innamorato della ragazza vedendola danzare. Con un pugnale a lei sottratto Frollo ferisce Febo e fa arrestare Esmeralda per averla alla sua mercé.
La zingara lo rifiuta ed è impiccata, mentre Febo seda nel sangue la rivolta dei "sans papiers" della Corte dei Miracoli accorsa per salvare la sua Regina.
Il povero Quasimodo, in preda alla disperazione, uccide Frollo gettandolo dalla cattedrale, si fa consegnare il cadavere della ragazza e si lascia morire abbracciato a lei nella fossa comune dei giustiziati. Trama e meccanismi sono quelli del melodramma tradizionale, ogni personaggio ha la sua "canzone di sortita", poi la vicenda si snoda mediante una serrata serie di duetti e terzetti, scanditi dalle parentesi ritmico tribali del popolo "dei clandestini, dei battuti, dei vinti, del niente che non conta niente" affidate ad un gruppo di artisti che definire ballerini è almeno riduttivo.
La musica ha i tratti marcati delle melodie di Riccardo Cocciante: intensi squarci lirici ed improvvise durezze, cambiamenti di registro, di atmosfera che chiedono ai bravissimi interpreti il coraggio di superare i loro limiti, di andare oltre il canto.
Quasimodo è rauco, calante e stonato quando è lo storpio Papa dei derelitti ed esprime con voce limpida e dolcissima i suoi sentimenti per Esmeralda. Uno dei momenti più emozionante è "Bella", interpretato da Quasimodo, Febo e Frollo: tre vite segnate per sempre dall'incontro con la gitana.
Febo la fa uccidere e dovrà confrontarsi con questo per sempre, Frollo rinnega i suoi principi "Maledico te perché di te non vivo" e perderà la vita, Quasimodo morirà stringendo tra le braccia il suo destino.
C'è una graffito misterioso inciso sulla pietra della cattedrale: ananke, fatalità.
Patrizia Monteverdi
Patrizia Monteverdi