Selim | Simone Alberghini |
Fiorilla | Elena Galitskaya |
Don Geronio | Giulio Mastrototaro |
Don Narciso | Francisco Brito |
Prosdocimo | Daniele Terenzi |
Zaida | Paola Gardina |
Albazar | Antonio Garés |
Direttore | Hossein Pishrkar |
Maestro al Fortepiano | Gerardo Felisatti |
Regia | Roberto Catalano |
Scene | Guido Buganza |
Costumi | Ilaria Ariemme |
Coreografie | Marco Caudera |
Luci | Oscar Frosio |
Maestro del Coro | Alberto Pelosin |
Orchestra Luigi Cherubini | |
Coro Lirico Veneto |
Venerdì 22 novembre è andata in scena alla Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara il Turco in Italia rossiniano con l’allestimento in coproduzione con il Teatro Sociale di Rovigo, il Teatro Dante Alighieri di Ravenna, la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, il Teatro Amintore Galli di Rimini e il Teatro Verdi di Pisa.
Per l'impianto generale dello spettacolo e le intuizioni registiche di Roberto Catalano si rimanda alla critica di Operaclick del marzo 2024 a firma Daniela Goldoni e a quella del novembre 2024 a cura di Domenico Ciccone, che condividiamo anche se con alcune puntualizzazioni sul cast relative alla recita specifica a cui abbiamo assistito.
Per quanto concerne alcuni cambi previsti tra i cantanti rispetto alle recensioni succitate, si segnala il ruolo del Turco impersonato da Simone Alberghini, che ha sostituito con un fulmineo jumping il collega previsto con la consueta professionalità e attitudine rossiniana comprovata da una carriera di lungo corso. Nel ruolo di Zaida Paola Gardina convince per timbro, legato, verve attoriale e buona resa complessiva. Giulio Mastrototaro ha ricoperto il ruolo di Don Geronio e si è distinto in virtù di una ricchezza di armonici, legato impeccabile, maestria dei tecnicismi rossiniani e ottimo sillabato, uniti a grande vis scenica.
Meno brillante rispetto ai colleghi la performance di Francisco Brito (Don Narciso) a causa di un canto contrassegnato da una tendenza alla emissione spinta, colorature imprecise e acuti forzati. Buona, anche se non entusiasmante, prova di Daniele Terenzi (Prosdocimo), al netto di alcune discontinuità nella condotta vocale e una verve scenica un po’ sottotono.
Non convince anche il soprano Elena Galitskaya nel ruolo di Fiorilla per una complessiva inadeguatezza tecnico vocale che si è esplicitata, tra le altre cose, in una coloratura approssimata, acuti forzati e resa scenica nel complesso insufficiente.Poco brillante anche la prova del tenore Antonio Garés nella parte di Albazar, a causa soprattutto di alcune note non intonate.
La direzione di Hossein Phiskar purtroppo non convince: sonorità eccessive e diversi scollamenti con il palcoscenico, assenza di dinamiche sfumate e di variazioni agogiche che risultano appiattite verso un velocismo pseudo rossiniano. Buona la prova dell’Orchestra Luigi Cherubini, in difficoltà in alcuni momenti sulla tenuta d’insieme, mentre ottimi sono stati gli interventi del Coro Lirico Veneto.
Al temine della recita applausi per tutti.
La recensione si riferisce alla recita del 22 novembre 2024.
Giovanni Botta