Franz Schubert | Ouverture in re magg. "In stile italiano" D 590 |
Wolfgang Amadeus Mozart | Sinfonia concertante in mi bem magg. per fiati e orchestra K 297b |
Felix Mendelssohn Bartholdy | Sinfonia n. 4 in la magg. op. 90 "Italiana! |
Direttore | Speranza Scappucci |
Orchestra Filarmonica della Scala |
Dopo il fortunoso debutto lo scorso Gennaio con I Capuletti e Montecchi, in sostituzione di un indisposto Evelino Pidò, Speranza Scappucci è tornata alla Scala per un appuntamento con la Filarmonica e con un programma che guardava al classicismo viennese (con l’Ouverture “In stile italiano” di Schubert e la Sinfonia concertante per fiati e orchestra di Mozart) e al primo romanticismo tedesco (con la Sinfonia “Italiana” di Mendelssohn).
Prima donna a salire sul podio del Piermarini in una produzione operistica, la Scappucci si è formata alla Juilliard School di New York e all’Accademia di Santa Cecilia divenendo poi pianista accompagnatore all’Opera di Vienna. Il passaggio alla direzione d’orchestra matura con il tempo e con il viatico di Riccardo Muti dal quale l’artista ha confessato in più occasioni di aver assimilatoil rigore nello studio e nella preparazione. La musicista di origini romane, non ancora cinquantenne, ha diretto nei maggiori teatri internazionali (il Met di New York, il Covent Graden, l’Opéra di Parigi, il Mariinskij, il Liceu di Barcellona tanto per citarne alcuni) e nazionali (oltre alla Scala, il Maggio Fiorentino, il Regio di Torino e l’Opera di Roma) e, dal 2017, è direttore ospite principale della Opéra Royale de la Wallonie a Liegi.
Lunedì sera, dismesse le iconiche scarpette rosse (in una recente intervista confidava: “quando salgo sul podio, per sentirmi donna metto sempre i tacchi, e alle prime sono quasi sempre rossi”), indossando un sobrio tailleur-pantalone scuro che ne evidenziava la rigogliosa chioma ramata, la Scappucci ha tradito la propria tensione nell’Ouverture di Schubert. L’insistenza un po’ titubante sui rallentando nella solenne introduzione lenta e una certa difficoltà nella fluidità non si sono sciolte pienamente neppure nel successivo movimento mosso nel quale il compositore austriaco si divertiva ad imitare Rossini.
Grazie soprattutto all’estrosità dialogica e comunicativa dei quattro strumenti solisti (tutti prime parti dell’orchestra: Fabien Thouand oboe, Fabrizio Meloni, clarinetto, Valentino Zucchiatti fagotto e Danilo Stagni corno), la Sinfonia concertante di Mozart – pagina ancora oggi misteriosa nella sua genesi – ha trovato la sua giusta freschezza espressiva, efficacemente animata nella prorompente ricchezza di idee tematiche. La Filarmonica, garbatamente in posizione di secondo piano, ha trovato una felice sintonia comunicativa con i solisti come, ad esempio, nell’estatica e morbida cantabilità dell’Adagio centrale.
Di ordinaria routine - senza l’emergere di una particolare personalità - la lettura dell’“Italiana”. Il direttore – o più correttamente, come riportato sulla locandina, la direttrice – ha affrontato la celebre sinfonia mendelssohniana cercando di tenere saldamente nelle proprie mani l’orchestra ma il tentativo non sempre è andato a buon fine e, in alcuni momenti, si sono avvertiti alcuni scollamenti di tempo e nelle dinamiche (come nell’euforica corsa del Saltarello). Non perfettamente bilanciato nell’Andante con moto - secondo gli spunti del compositore raffigurazione sonora di una processione - il sottile incedere dei bassi con l’austero motto intonato all'unisono dagli archi e dai legni. Al termine, calorosi consensi dal pubblico.
La recensione si riferisce al concerto del 2 Maggio 2022
Lodovico Buscatti