Leonora | Elena Stikhina |
Don Alvaro | Luciano Ganci |
Don Carlo di Vargas | Ludovic Tézier |
Padre guardiano | Simon Lim |
Fra' Melitone | Marco Filippo Romano |
Preziosilla | Vasilisa Berzhanskaya |
Mastro Trabuco | Carlo Bosi |
Il Marchese di Calatrava | Fabrizio Beggi |
Curra | Marcela Rahal |
Un Alcade | Huanhong Li ** |
Un chirurgo | Xhieldo Hyseni * |
Soli dal Coro | Silvia Mapelli, Massimiliano Difino, Michele Mauro, Mariano Sanfilippo, Guillermo Esteban Bussolini, Giuseppe Capoferri |
Direttore | Riccardo Chailly |
Regia | Leo Muscato |
Scene | Federica Parolini |
Costumi | Silvia Aymonino |
Luci | Alessandro Verazzi |
Coreografia | Michela Lucenti |
Maestro del Coro | Alberto Malazzi |
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala | |
Nuova produzione del Teatro alla Scala | |
* Allievo dell'Accademia del Teatro alla Scala | |
** Ex allievo dell'Accademia Teatro alla Scala |
Dopo la Prima del 7 dicembre siamo tornati alla Scala per sentire una delle poche recite con un cast alternativo e che vedeva soprattutto in Elena Stikhina (Leonora) e Luciano Ganci (Don Alvaro) i motivi di maggiore interesse.
Iniziamo col dire che abbiamo apprezzato molto lo spettacolo con la buona idea registica di Leo Muscato, (anche se in certi momenti avremmo apprezzato maggiore verità nei movimenti e nelle interazioni dei protagonisti) e le splendide scene di Federica Parolini; per maggiori dettagli in merito agli aspetti registici vi rimandiamo alla recensione di Susanna Toffaloni con cui ci troviamo totalmente d’accordo.
Il debutto di Elena Stikhina nel ruolo di Donna Leonora ci ha lasciato più un dubbio. La prima perplessità ci è sorta dopo primo e secondo atto in cui abbiamo avvertito nella vocalità del giovane soprano russo una sostanziale mancanza di polpa nella prima ottava e anche un po’ nella zona centrale della voce; una povertà di volume e armonici che ci hanno fatto pensare che stesse affrontando un ruolo di un repertorio ai limiti delle sue possibilità. Per altro un secondo atto chiuso da una “Vergine degli angeli” dimenticabilissima con fiato corto sull’ultima nota della preghiera. Nel prosieguo dell’opera la prova della Stikhina ci è parsa crescere d’intensità sino all’attesa “Pace, pace mio Dio!” affrontata con buon piglio drammatico, fraseggio curato e la necessaria dose di coraggio. Nel complesso la Stikhina ci è parsa cantante discreta, dotata di una voce di timbro gradevole, emessa correttamente ma al momento un po’ carente di personalità. In merito alla prova a cui abbiamo assistito vanno considerate le attenuanti legate all’importante debutto e che, soprattutto nei primi due atti, hanno certamente influito. Per correttezza dobbiamo dire che all’applausometro finale la prova dell’artista russa ci è parsa molto apprezzata dal pubblico presente, loggione compreso.
A differenza della sua collega pocanzi citata, la prova di Luciano Ganci, nel ruolo di Don Alvaro, ci ha colpito molto positivamente. Dopo un inizio un po’ cauto e l’aria del terzo atto “Oh, tu che in seno agli angeli” cantata molto bene, ma con un “catarrino” verso il finale che non ha creato incidenti ma che l’ha un po’ innervosito e probabilmente gli ha tolto la possibilità di sfumare come avrebbe voluto, ha sorpreso per maturità vocalità interpretativa nel “duetto della barella”, nel “duettone” e nel terzetto finale; momenti nei quali ha alternato squillo, dinamiche e sfumature sempre focalizzate a dare un senso alla parola cantata. Ieri sera Ganci, che tante volte avevamo ascoltato in altri teatri e in altri ruoli, ci ha davvero emozionato offrendoci la sua prova più convincente. Un canto all’italiana, d’altri tempi, ci verrebbe da dire: quello in cui timbro accattivante, fraseggio incisivo, accenti e senso della parola si sposano per arrivare dritti al cuore dell’ascoltatore.
Altro elemento “nuovo” rispetto alla Prima la presenza di Simon Lim nel ruolo di Padre Guardiano. Il basso coreano ha colpito per la bella e sonora voce dal timbro scuro, indubbiamente adatta a rendere credibile la ieraticità del personaggio interpretato. Tuttavia, pur essendosi reso protagonista di una prova nel complesso positiva, avremmo gradito una maggiore eleganza d’emissione e magari anche una maggiore attenzione al legato.
A conferma delle impressioni destate alla Prima riportiamo delle splendide prove offerte da: Ludovic Tézier (Don Carlo di Vargas) in virtù di una vocalità rotonda, in certi momenti addirittura sontuosa, sonorissima, ricca di armonici e curata nelle dinamiche e nell’attenzione alla parola; Marco Filippo Romano semplicemente perfetto nel ruolo di Fra Melitone a cui ha donato credibilità senza eccessi, in perfetto equilibrio tra serio e buffo, attento alla parola scenica e soprattutto cantando molto bene; convincente per sicurezza vocale e spigliatezza scenica anche Vasilisa Berzhanskaya nel non semplice ruolo di Preziosilla. Fabrizio Beggi è un lusso per il ruolo del Marchese di Calatrava.
Come sempre sicurissimo Carlo Bosi (Mastro Trabuco) e positive anche le prove di Marcela Rahal (Curra), Huanhong Li (un alcade), Xhieldo Hyseni (un chirurgo).
Rispetto alla prima abbiamo trovato ancora più convincente (cosa piuttosto scontata) la già splendida direzione di Riccardo Chailly il quale ci è parso avere stretto un po’ i tempi staccati durante la Sinfonia e aver trovato il mondo di sottolineare maggiormente alcuni contrasti timbrici.
La prova del Coro preparato meravigliosamente da Alberto Malazzi vale da sola il prezzo del biglietto.
Al termine generosi applausi per tutti i protagonisti con un evidente e meritato successo personale per Luciano Ganci.
La recensione si riferisce alla recita del 28 dicembre 2024.
Danilo Boaretto