Fadinard | Pierluigi D'Aloia |
Nonancourt | Huanghong Li |
Beaupertuis | Vito Priante |
Lo zio Vézinet | Paolo Antonio Nevi |
Emilio | William Allione |
Felice | Haiyang Guo |
Achille di Rosalba/Una guardia | Tianxuefei Sun |
Un caporale delle guardie | Wonjun Jo |
Minardi | Daniel Bossi |
Elena | Laura Lolita Perešivana |
Anaide | Greta Doveri |
La baronessa di Campigny | Marcela Rahal |
La modista | Fan Zhou |
Direttore | Donato Renzetti |
Regia | Mario Acampa |
Scene | Riccardo Sgaramella |
Costumi | Chiara Amaltea Ciarelli |
Luci | Andrea Giretti |
Coreografie | Anna Olkhovaya |
Maestro del Coro dell'Accademia | Salvo Sgrò |
Orchestra e Coro dell'Accademia del Teatro alla Scala |
Mercoledì 4 settembre per il ‘Progetto Accademia’ il Teatro alla Scala opta per l’esecuzione de Il cappello di paglia di Firenze di Nino Rota, farsa musicale in quattro atti e cinque quadri che si conferma essere uno dei capolavori del teatro musicale del Novecento.
Il progetto messo in campo dall’Accademia del Teatro alla Scala convince per la bellezza complessiva dell’evento, per il coinvolgimento delle molteplicità dei fattori implicati e sottesi al buon esito della rappresentazione.
Il regista Mario Acampa traspone il piano drammaturgico in una cornice industriale parigina degli anni ’50 e specificatamente in una fabbrica di cappelli dove Fadinard è un semplice impiegato ed Elena una sartina; all’interno di tale impianto gli appartamenti dei personaggi sembrano occhieggiare ad un villaggio industriale; il regista si avvale, per incarnare la sua intuizione, di un unico impianto scenico centrale ruotante, riuscitissimo per l’efficacia della sua risoluzione e valenza scenica; il piano esegetico del capolavoro rotiano di Acampa sembra declinarsi in una triade costituita da movimento-destino-sogno che costituisce il fil rouge del senso poetico dell’opera.
Il regista lavora inoltre in maniera analitica curando i dettagli e i significanti profondi della farsa, trasformando tutti i solisti e il coro in attori impegnati e consci di far parte di un gioco della libertà e dell’utopia liberante della musica di Rota che, scritta a ridosso della Seconda guerra mondiale, sembra interpellarci oggi quanto mai prima; il tutto poi è contrassegnato da eleganza e assenza del grottesco.
Acampa pare essere consapevole che la farsa-vaudeville rotiana non indulge nel febbrile movimento di un meccanismo ad orologeria solo per una parodia ritmico-dinamica rossiniana o per un occhieggiamento al Futurismo, ma lo fa in virtù della potenza dialettica del divenire: quella di Rota è infatti la trascrizione musicale di una dialettica inattuale dove l’accelerazione temporale è in vista di una ricerca di sintesi e di una implementazione del proprio destino verso la libertà del sogno e della gioia.
L’idea della trasposizione temporale del regista funziona bene perché esemplifica e oggettivizza questa processualità dialettica della sostanza musicale di Rota attraverso la rivendicazione e il riscatto delle condizioni sociali proletarie di Fadinard attraverso il filo rosso del vero amore con Elena, a cui si pone da controcanto il falso amore della coppia Anaide-Emilio.
I costumi di Chiara Amaltea Ciarelli sono perfetti per foggia, disegno, tessuti e colore, in armonia profonda con le scene succitate di Riccardo Sgaramella le quali, oltre ad essere funzionali al delirio accelerante del tutto, sono anche pregnanti da un punto di vista storico-sociale restituendoci lo spaccato visivo del contesto delle fabbriche dell’epoca, contrassegnate da sfruttamento e alienazione crescente; scene curatissime e davvero degne di un palcoscenico come quello della Scala.
Le luci di Andrea Guretti sono in linea con la poetica registica e scenografica, con quelle giuste gradazioni a tinte fosche e improvvisi bagliori proprie dei chiaroscuri dell’esistere e del divenire del mondo. Le coreografie di Anna Olkhovaya sono eleganti e poetiche, valore aggiunto e non giustapposto alla produzione.
La direzione musicale di Donato Renzetti è una garanzia per la tenuta dell’insieme, grazie alla competenza indiscussa che traspare da una conduzione precisa e inappuntabile che riesce nell’intento di trascinare i ragazzi in una dinamica febbrile, vitalistica e dionisiaca ma allo stesso tempo ricca di pathos e parentesi elegiache; un disegno e un approccio iperbolico a cui i solisti, gli orchestrali e il coro rispondono in maniera puntuale, convergendo tutti verso il fine palpitante del divenire pieno di senso della farsa rotiana, dove il cappello di paglia è segno e simbolo di quella sintesi perfetta dell’accadere del destino.
Il cast vocale, in gran parte solisti dell’Accademia o ex allievi, convince quasi del tutto meritando un plauso complessivo per il grande impegno; tutti hanno contribuito a conferire significato profondo e senso poetico all’opera con una consapevolezza gestuale e interpretativa da grandi professionisti.
Pierluigi D’Aloia nell’impegnativo ruolo di Fadinard si disimpegna bene al netto di alcune asprezze tecniche da risolvere quali una maggiore attenzione al passaggio di registro e stabilizzazione della zona acuta; il giovane tenore però possiede talento, destrezza attoriale, voce simpatica, dominio della parte e comunicativa rilevante in aggiunta ad una sufficiente proiezione vocale e tenuta meritoria della scabrosità del ruolo.
Huanhong Li nel ruolo di Nonancourt si staglia un po' sopra tutti dimostrando di essere un talento per bellezza timbrica, volume, acuti saldi, morbidezza emissiva, e una sensibile abilità interpretativa.
Vito Priante, Beaupertuis, si distingue per bravura scenica, bellezza vocale, controllo del passaggio di registro ed una carica comunicativa unita a levità e sicurezza del registro medio acuto della sua condotta vocale.
Paolo Antonio Nevi nel ruolo dello Zio Vézinet dimsotra di possedere ricchezza timbrica, caratura vocale da primo tenore e una simpatia complessiva che si lascia apprezzare anche nella esiguità del ruolo; auspichiamo poterlo ascoltare in ruoli più impegnativi in futuro.
Ottima la prova nel suo insieme di William Allione (Emilio), al netto di una troppo marcata tendenza ad appesantire la voce che compromette talvolta la pienezza degli armonici e la proiezione del suono in sala.
Hayang Guo nel ruolo di Felice rivela simpatia per la puntuale caratterizzazione comico-vocale del ruolo.
Tianxuefei Sun nel ruoli di Achille di Rosalba e di una guardia dimostra di possedere versatilità intepretativa, schiettezza timbrica, proiezione sicura, generosità emissiva e talento scenico.
Buona la prova di Wonjun Jo nel ruolo del Caporale delle guardie, così come quella di Daniel Bossi nel ruolo parlato del violinista Minardi.
Laura Lolita Perešivana purtroppo non convince nel ruolo di Elena per una inclinazione monocorde a scurire ed ingrossare i centri e per una modalità emissiva impastata e talvolta pesante, riscattata da un abuso di piani in acuto che nulla toglie al quadro complessivo di un canto innaturale e non in linea con la poetica rotiana; da un punto di vista scenico inoltre non raggiunge quella maturità espressiva gravitando ancora in una zona troppo superficiale e stereotipata della risoluzione di questo delicato ruolo.
Greta Doveri nel ruolo di Anaide si conferma un talento vocale per bellezza vocale, eleganza, immedesimazione scenica, colori e dinamiche.
Marcela Rahal nel ruolo della Baronessa di Champigny merita una particolare menzione per l’opulenza e suadenza timbrica, legato, dinamiche interpretative e sottolineature del fraseggio, proiezione generosa, volume ricco senza per questo indulgere in forzatura ma prediligendo al contrario emissione morbida e dinamiche ricchissime.
Fan Zhou (la Modista) diverte e persuade tutti con la sua interpretazione divertente e ottima proiezione vocale.
Più che ottima la prova da un punto di vista vocale, musicale e scenico del Coro dell'Accademia del Teatro preparato da Salvo Sgrò.
Alla fine accoglienza calorosa da parte del pubblico che è riuscito a cogliere la profondità sottesa sotto il “velo di Maya” del farsesco dove ad agire c’è piuttosto la lieve sostanza dell’anima nascosta nella seriosità del nostro vivere.
La recensione si rifiersce alla prima del 4 settembre 2024
Giovanni Botta