Direttore | Charles Dutoit |
Pianoforte | Martha Argerich |
Programma | |
Gabriel Fauré | Suite Pélleas et Mélisande op.80 |
Maurice Ravel | Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra |
Antonin Dvořák | Sinfonia no.9 in mi minore “Dal nuovo mondo” |
Orchestra filarmonica slovena |
Si è concluso ieri sera, con una serata brillante e straordinaria, il 72° Festival di Lubiana.
Non si poteva finire meglio: sala esaurita, ottimo programma e grandi interpreti che hanno fatto (e fanno) la Storia dell’interpretazione di quella musica che tristemente è ancora definita “seria”, quasi a relegarla in un angolo ammuffito riservato a imbronciati spettatori musoni incapaci di sorridere.
La realtà è ovviamente diversa e il concerto di ieri suggerirebbe che la musica – unico esperanto che abbia mai funzionato – dia gioia e ringiovanisca.
Darko Brlek, Direttore artistico della manifestazione al quale faccio una volta di più i complimenti anche da queste pagine, lo ha ribadito in un breve intervento di ringraziamento prima del concerto.
Protagonisti della serata Martha Argerich e Charles Dutoit i quali hanno eseguito sostanzialmente tutto il programma a memoria e incantato il pubblico con il loro affiatamento professionale e umano in primis, ma anche con il loro vigore ed entusiasmo.
La suite Pélleas et Mélisande di Gabriel Fauré non gode della popolarità di altre pagine musicali, ma è un gioiello di equilibrio dal lato compositivo e un’oasi di pace e serenità che ben assolve al compito di quella sospensione della realtà che tutti cerchiamo, credo, quando andiamo a teatro.
Le note scorrono in un incanto di atmosfere eteree, in cui gli strumentini sono spesso protagonisti – in particolare l’oboe, il flauto e il clarinetto – nei movimenti che portano dal preludio alla morte di Mélisande raffigurata da una marcia funebre che rimane di sapore dolcissimo e sfuma in note appena percepibili.
Charles Dutoit, sul podio dell’Orchestra filarmonica slovena in forma smagliante, ne ha dato un’esecuzione magnifica, gentile nelle dinamiche e rilassata nelle agogiche.
Che dire di Martha Argerich che non sia già stato ribadito più volte? L’artista sorprende per la vivacità intellettuale e per la grande tensione emotiva che trasmette sempre, a prescindere dalla musica che interpreta.
Ieri, affrontando il Concerto in sol maggiore di Ravel, ha confermato tutta la sua classe e il magistero tecnico che da sempre gli si riconosce ma, dopo una carriera lunghissima, il suo tocco vellutato si è impreziosito di una rotondità che ha reso indimenticabile il celebre Adagio del secondo movimento. Straordinaria anche la liquida fluidità del virtuosistico Presto che chiude il concerto.
Anche in questo caso prezioso il contributo di Dutoit, che ha guidato l’orchestra nei meandri di un brano che in alcuni momenti sembra una jam session jazzistica.
Inutile dire che l’esito è stato trionfale, con tutto il pubblico in piedi a chiedere e ottenere due bis dalla Argerich.
Dopo la consueta pausa, altra pagina celeberrima: la Sinfonia no.9 in mi minore “Dal nuovo mondo” di Antonin Dvořák, qui nelle vesti di compositore e probabilmente etnomusicologo.
Strutturata nei classici quattro movimenti, la sinfonia è percorsa da una vibrante esuberanza e vitalità che si manifesta con dinamiche esplosive stemperate da interventi più lirici spesso affidati agli archi e ai corni, con gli ottoni sempre in grande evidenza.
Nel movimento finale (Allegro con fuoco), che principia col tema più famoso della sinfonia che ricorre più volte, è stato davvero difficile trattenere l’entusiasmo per l’interpretazione di Dutoit e anche per il suo vigore fisico.
L’orchestra, una volta di più, asseconda le esigenze del direttore con precisione mantenendo, nonostante le dinamiche importanti e le agogiche trascinanti, un esemplare equilibrio sonoro.
Pagina adrenalinica, questa, che infatti è stata accolta da un’esplosione incontenibile di applausi da parte del pubblico.
Passa così in archivio questa edizione del festival, ma già si lavora alla prossima di cui ho avuto anteprime interessantissime.
La recensione si riferisce al concerto del 3 settembre 2024
Paolo Bullo