Tristan | Michael Weinius |
Isolde | Lianna Haroutounian |
Brangäne | Violeta Urmana |
Der König Marke | Evgeny Stavinsky |
Kurvenal | Birger Radde |
Melot | Alexander Marev |
Ein junger Seemann/Ein Hirter | Zwakele Tshabalala |
Ein Steuermann | Bernard Aty Monga Ngoy |
Il doppio di Tristan (attore) | Thierry Hellin |
Figuranti | Roberto Alonso, Antonin Boyer, Manuel Campos, Valérie Debruche, Fabien Dymny, Mohamed El Malky, Sébastien Raymond, Ken Ubaghs, Alessandro Valerio, Maxime Vallette, Loïc Willems |
Direttore | Giampaolo Bisanti |
Regia | Jean-Claude Berutti |
Scene | Rudi Sabounghi |
Costumi | Jenny Kratochwil |
Luci | Christophe Forey |
Video e assistente alle scene | Jlien Soulier |
Assistente del direttore | Luis Toro Araya |
Assistente alle scene | Yves Bombay |
Maestro del coro | Denis Segond |
Pianisti accompagnatori | Loreno Masoni e Enrico Cicconofri |
Orchestra, Coro e Tecnici dell'Opéra Royal de Wallonie-Liège | |
Nuova produzione dell'Opéra Royal de Wallonie-Liège |
Un fiume sonoro che scorre variando volume e ritmo: ora calmo, ora agitato, a volte lieve, in alcuni momenti irruento, perfettamente in grado di portare la nave di Tristan nel porto dell’Opéra Royal de Wallonie-Liège.
Per la prima volta nella storia del principale teatro di Liegi viene rappresentato Tristan und Isolde in forma scenica; l’unico precedente è relativo ad una recita in forma di concerto tenutasi all’incirca un secolo fa a cura di un teatro olandese in trasferta. Pertanto, è facile comprendere per quali ragioni le restanti cinque recite siano già quasi sold-out.
Richard Wagner, sembra aver infuso in questa musica tutta la sua delusione verso il mondo, vedendo nella notte e nell'annullamento dell'esistenza l'unico modo per ottenere una pace assoluta e superare le sofferenze della vita. Questa intensa carica emotiva ha coinvolto profondamente il pubblico sino a trascinarlo nel turbine sonoro che rappresenta il "dolore universale".
Giampaolo Bisanti dirige esaltando musicalmente i sentimenti umani più autentici di questa storia d’amore, senza indulgere in simbolismi o filosofie complesse. La sua concertazione, caratterizzata da una limpidezza sonora e da un’intensità vibrante, sottolinea la dolcezza e il dramma dei momenti più intensi. La tensione palpitante evidenziata anche attraverso una ricca varietà timbrica, è sempre al servizio della massima espressività: ad esempio, il tema dello sguardo è reso con estrema delicatezza dai violoncelli. Lo stupendo duetto d’amore del secondo atto, fremente e al contempo dolcissimo, mostra la spasmodica sensualità stemperarsi in una preziosa filigrana sonora sui cui galleggia un “O sink hernieder” morbidissimo. Nel terzo atto, la desolazione di Tristan è palesata attraverso il dolore malinconico degli archi e del corno inglese, mentre i momenti di rabbia e amore si fondono in un’atmosfera cupa e struggente. Il finale è caratterizzato dalla tensione emotiva crescente, con l’Orchestra che viene trascinata da Bisanti in un’escalation di frenesia culminante nella morte e nel ricongiungimento dei due amanti. Il Liebestod, suggella questo percorso con straziante intensità.
Splendida la qualità del suono e la pulizia esecutiva dell’Orchestra dell’Opéra Royal de Wallonie-Liège. Positiva anche la prova del Coro.
Tra gli interpreti, Lianna Haroutounian, nonostante fosse al debutto nel ruolo e in un'opera di Wagner, si distingue come Isolde di ottima statura artistica, credibile sia nei momenti in cui risulta necessario palesare rabbia ed orgoglio come quelli in cui il suo amore per Tristan deve risultare trepidante. Il soprano armeno ha mostrato d’essere in possesso di una tecnica solida che le ha consentito di piegare la voce ai fini espressivi superando tutte le insidie della parte senza nessuna difficoltà apparente. La vocalità da lirico spinto con gravi non enormi, ottimi centri, acuti squillanti e voluminosi è parsa perfetta per delineare un’Isolde ottimamente cantata.
Michael Weinius, specialista del ruolo di Tristan, non delude le aspettative, è ottimo nel grande duetto d’amore, ma soprattutto nel terzo atto in cui esibisce una tenuta vocale impressionante nonostante la generosità del canto, gli accenti brucianti e l’incisività del fraseggio.
Violeta Urmana nei panni di Brangäne fa valere la sua grande esperienza e sfrutta adeguatamente sia la capacità nel cantare piano sia il metallo brunito che ancora arricchisce il suo strumento.
Buona la prova di Evgeny Stavinsky quale Re Marke dalla vocalità sonora ed in grado di rendere credibile il ruolo anche in virtù di un’adeguata presenza scenica.
Birger Radde è un Kurwenal prestante nella figura e con un mezzo solido e in grado di piegare la voce nell’esprimere la sua fedeltà e il suo amore nei confronti di Tristan.
Positiva la prova di Alexander Marev, tenore dalla voce gradevole e sufficientemente sonora.
Positivo l’apporto vocale e scenico dato da Zwakele Tshabalala (giovane marinaio) e Bernard Aty Monga Ngoy (un timoniere).
La regia di Jean-Claude Berutti è elegante nelle scene minimaliste, completate da efficaci proiezioni video, firmate da Rudy Sabounghi ma anche nei movimenti essenziali e sempre rispettosi della musica. Belli i costumi fine Ottocento di Jeanny Kratochwil. Buono il disegno luci di Christophe Forey. L’idea del regista prevede sin dall’inizio la presenza sul palcoscenico di un secondo Tristan, già ricoverato e morente, che si aggira durante lo svolgimento della vicenda, rivivendola; in certi momenti si ha come l’impressione che ciò che stiamo osservando sul palcoscenico sia esattamente il ricordo del Tristan che nel terzo atto delira e poi muore.
Un’idea semplice ma ben realizzata e che soprattutto lascia allo spettatore la possibilità di sognare.
La recensione si riferisce alla prima del 28 gennaio 2025.
Morgan Dam