Violino | Lorenza Borrani |
Violoncello | Enrico Dindo |
Pianoforte | Pietro De Maria |
Voce recitante | Giovanni Scifoni |
Direttore | Alessandro Cadario |
Orchestra della Toscana | |
Programma | |
Ottorino Respighi | Rossiniana, suite per orchestra |
Giorgio Federico Ghedini | Concerto dell'Albatro, per violino, violoncello, pianoforte, voce recitante e orchestra (da Moby Dick di Hermann Melville) |
Piotr Ilijc Chaikovsky | Romeo e Giulietta, ouverture-fantasia |
Il concerto finale della stagione dell'Orchestra della Toscana vede riuniti tre strumentisti che si sono già esibiti nelle serate precedenti, si tratta dei solisti di violino, violoncello e pianoforte (Lorenza Borrani, Enrico Dindo e Pietro de Maria) che si cimentano in quest'occasione non già nel perfino troppo prevedibile Triplo concerto di Beethoven ma nell'assai più raro Concerto dell'albatro di Giorgio Federico Ghedini (1892-1965), e va dato atto al direttore artistico Daniele Rustioni di questa scelta non proprio scontata. Si tratta infatti di una composizione attualmente poco nota e scarsamente eseguita; in questa occasione è sul podio Alessandro Cadario, mentre a recitare le pagine dal Moby Dick di Hermann Melville è l'attore Giovanni Scifoni.
Al di là del testo di Melville, tradotto da Cesare Pavese, il lavoro di Ghedini (uno dei musicisti della cosiddetta “Generazione dell'Ottanta”) si fa sottile indagatore di atmosfere sfumate e cangianti, con i tre strumenti solistici che interagiscono con l'orchestra senza evidenze protagonistiche o plateali virtuosismi (né tantomeno con la contrapposizione soli-tutti che ci si pootrebbe attendere) ma che si inseriscono nel tessuto descrittivo orchestrale con finezze, collaborando a creare atmosfere apparentemente naturalistiche ma non scevre da altre possibili letture (si veda in proposito il bell'articolo di presentazione del compianto Arrigo Quattrocchi riportato sul programma di sala). L'albatro viene descritto come “un essere regale, pennuto, d'immacolata bianchezza” ed è anello di congiunzione fra terra e cielo, con tutti i fascinosi riferimenti e significati che si possono individuare.
La natura marina con le sue sottili inquietudini è protagonista, e dalla fantasia del compositore nasce un raffinatissimo quadro musicale nel quale si inseriscono appieno, con grande sensibilità, efficacia e fusione di intenti, i tre strumenti solisti di Lorenza Borrani (violino), Enrico Dindo (violoncello), Pietro De Maria (pianoforte), e l'efficace voce recitante di Giovanni Scifoni (purtroppo quest'ultimo penalizzato da una microfonazione non ottimale). L'orchestra diretta da Alessandro Cadario sottolinea con garbo le finezze, i colori e le increspature di una partitura ingiustamente poco eseguita.
Il grande gusto strumentale di Cadario si esplica anche negli altri due brani in programma, la suite Rossiniana di Ottorino Respighi eseguita in apertura di serata e l'ouverture-fantasia Romeo e Giulietta di Piotr Ilijc Chaikovsky. Le raffinatezze della curiosa trascrizione respighiana di quattro brani pianistici di Rossini da Les Riens sono ben evidenziate dalla lettura del direttore varesino, il quale sembra trovare ancora maggior affinità con la tensione e i colori della pagina di Chaikovsky, ben seguito dall'Orchestra della Toscana e dai suoi bravissimi professori.
Il pubblico del Teatro Verdi era abbastanza folto, è rimasto un po' perplesso dopo il brano non certo trascinante di Ghedini ma alla fine ha applaudito tutti con calore.
La recensione si riferisce al concerto del 5 maggio 2022.
Fabio Bardelli