Gabriel / Eva | Hanna-Elisabeth Müller |
Uriel | Maximilian Schmitt |
Adam / Raphael | Michael Volle |
Mezzo-soprano | Veta Pilipenko |
Direttore | Zubin Mehta |
Maestro del Coro | Lorenzo Fratini |
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino |
Nel continuo adattamento delle istituzioni culturali all'evoluzione della pandemia mondiale anche il Teatro del Maggio gioca la carta delle esecuzioni in streaming per mantenere vivo l'interesse degli appassionati di musica e inviare un messaggio di ottimismo e vitalità della fondazione toscana, delle sue compagini orchestrale e corale e della sua capacità produttiva.
Lo fa con un'esecuzione sontuosa del celebre oratorio Die Schöpfung (La Creazione), che Haydn compose tra il 1795 e il 1798 basandosi sui testi biblici della Genesi e dei Salmi e di Paradise Lost di John Milton. Tutte le fonti indicano l'ascolto londinese degli oratori handeliani come l'ispirazione per un Haydn allora ormai sessantaquattrenne, colpito dalla grandiosità di quelle composizioni sacre che, ancor più del contemporaneo teatro musicale, consentivano l'uso di ampie orchestre e cori monumentali. Ben centoventi elementi, tra orchestrali e coristi, furono impiegati per l'esecuzione del 19 marzo 1799 al Burgtheater di Vienna (un po' meno per la prima rappresentazione che ebbe luogo in forma privata, sempre nella capitale dell'Impero Austro-Ungarico, al palazzo del Principe Schwarzenberg il 30 aprile 1798) di questa composizione sacra divisa in tre parti, che mancava a Firenze da undici anni (qui la recensione di Marilisa Lazzari).
L'esecuzione dell'11 novembre scorso al Teatro del Maggio - ovviamente privo di spettatori e con coristi e orchestrali opportunamente distanziati - ha subito problemi tecnici nella trasmissione, la quale è stata recuperata la sera successiva, con il video molto ben ripeso ancora visibile sulle principali piattaforme informatiche, compreso il canale Youtube del Maggio.
Zubin Mehta ha impresso la sua impronta riconoscibile in termine di pulizia, nitidezza sonora, equilibrio nelle dinamiche e negli accompagnamenti, con un'interpretazione al tempo stesso solenne ed energica, tra le più coinvolgenti fra quelle ascoltate con la sua direzione negli ultimi anni a Firenze. Evidentemente a suo completo agio in questo repertorio, che lo vede da decenni musicista di eccellenza assoluta, ha condotto l'Orchestra del Maggio ad esprimersi superbamente per precisione e per purezza dei colori, con impeccabili interventi dei legni solisti.
Il Coro diretto da Lorenzo Fratini, in una partitura che lo impegna pesantemente, ha risposto da par suo con una prestazione impeccabile sia in termini di potenza che di espressività, che ha trovato il culmine nel maestoso crescendo finale del ringraziamento al Signore Singt dem Herren alle Stimmen!
Adeguati a tanto splendore sonoro i solisti tra i quali è emerso il carisma intatto di Michael Volle, autore di una prova in crescendo e la cui lunga carriera ha lasciato crepe vocali trascurabili - avvertibili soprattutto nella prima parte dell'esecuzione - in uno strumento che ricorda in parte Fischer-Dieskau non solo nel colore chiaro (e senza le tentazioni di inchiostrare il timbro tipiche di certa scuola baritonale italiana, pur possedendo caldi suoni in basso), ma anche nel senso sopraffino della parola, con ogni sillaba dei ruoli di Raphael e Adam sezionata e accentata con il tocco dell'artista puro.
Stilisticamente inappuntabile e raffinata interprete dei ruoli di Raphael e Eve il soprano Hanna-Elisabeth Müller, dalla voce piuttosto brunita e solo occasionalmente in tensione negli estremi acuti, non proprio un prodigio di varietà nelle dinamiche, ma comunque duttile quanto basta, convincente anche per la sintonia di intenti con Volle nel duetto di Adam ed Eve.
Voce chiara ma robusta quella del tenore Maximilian Schmitt, buon fraseggiatore nei cantabili che insistono nel registro centrale e delicato nelle mezzevoci. Efficace anche Veta Pilipenko nei brevi interventi riservati alla voce di mezzosoprano.
Esecuzione complessivamente memorabile, insomma, anche se la mancanza di pubblico e il silenzio finale con i soli orchestrali che dopo qualche secondo applaudono è una raggelante testimonianza di questi difficili tempi.
La recensione si riferisce alla trasmissione in streaming dell'esecuzione dell'11 novembre 2020.
Fabrizio Moschini