Soprano | Marigona Qerkezi |
Mezzosoprano | Chiara Tirotta |
Tenore | Didier Pieri |
Basso | Andrea Patucelli |
Direttore e Maestro del Coro | Massimo Fiocchi Malaspina |
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano | |
Coro OperaLombardia |
La riscrittura mozartiana del Messia di Händel è legata a doppio filo alla figura del barone Gottfried van Swieten, medico, diplomatico e musicista dilettante di origine olandese che, come ci racconta Mozart stesso, aveva contribuito in maniera massiccia alla diffusione viennese della musica di Händel e Bach, tanto che presso la sua dimora ogni giorno tra le 12 e le 14 era possibile assistere a concerti a tema cui, non di rado, partecipava anche il salisburghese.
Fu forse proprio questa immersione quotidiana nella musica barocca, oltre naturalmente al suo endemico bisogno di denari, che convinse Mozart a dedicarsi alla riorchestrazione del capolavoro del musicista di Halle, fatto che coincise naturalmente anche con la traduzione in lingua tedesca, attuata nello specifico da Friedrich Gottlieb Klapstock e Christoph Daniel Ebeling.
Anche grazie a questa attività di traduzione nelle varie lingue nazionali, la quale a fine Settecento acquistò notevole fervore, il famoso Oratorio non venne mai accantonato come solitamente accadeva, ma entrò prestissimo all’interno di una tradizione esecutiva pressoché ininterrotta nel tempo, la quale andò ben oltre la pratica della chiesa anglicana.
A questo punto il barone olandese si fece promotore di una rassegna musicale interamente dedicata all’esecuzione di Oratori a beneficio del pubblico viennese di cui Mozart ebbe la direzione nel 1788, diventandone poi protagonista nel 1789 con l’esecuzione di Der Messias.
Dal punto di vista musicale il genio di Salisburgo affrontò la partitura händeliana con grande rispetto, ma al contempo con la volontà di innovarla, mostrando tutti quei progressi che la pratica compositiva aveva fatto fino a quel momento. L’orchestra vide il proprio organico arricchito dalla presenza della totalità dei fiati, ci fu un’attribuzione diversa rispetto alla stesura originale di alcuni interventi dei solisti assegnati a voci differenti, furono operati alcuni tagli: una interpretazione “moderna” quindi, ma al contempo abbastanza fedele allo spirito dell’autore.
Proprio su questa nuova versione di uno dei più grandi Oratori della storia, che affascina non da ultimo anche per la sua volontà di lanciare un messaggio consolatorio all’umanità, si è incentrata l’attenzione dei teatri di OperaLombardia che ne hanno proposto l’esecuzione come apertura della stagione lirica 2020, una stagione che, a forza, ha dovuto subire alcune limitazioni a causa della pandemia.
Massimo Fiocchi Malaspina dirige l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali, mettendo ben in luce gli elementi innovativi e di distacco dovuti all’intervento mozartiano sospeso tra classicismo ed elementi protoromantici. Il gesto è morbido e disteso, ne promana una sensazione di generale serenità che permane anche durante l’esecuzione dei brani che fanno rifermento alla passione: un Messia diverso, che non fa della grandiosità la propria cifra distintiva, ma insiste piuttosto sull’elemento riflessivo ed intimistico, dando grande importanza alla parola.
Marigona Qerkezi sfoggia uno strumento vigoroso e di buona ampiezza, omogeneo in tutti i registri, ben controllato nell’emissione. Grande nitore vocale e buona attenzione al fraseggio per Chiara Tirotta che si è distinta anche per una certa qual eleganza nel porsi. Corretta la performance di Didier Pieri che non vanta forse un materiale vocale troppo importante, ma è dotato di un bel timbro luminoso. Meno a fuoco la prova di Andrea Patucelli: la voce è molto bella, scura e ricca di colori e sfumature, ma il registro superiore non è sempre a fuoco e il canto di agilità risulta perfettibile.
La recensione si riferisce alla prima del 29 settembre 2020
Simone Manfredini