Programma | |
Wolfgang Amadeus Mozart | |
Sinfonia in Mi bemolle maggiore KV 543 | |
Sinfonie in Sol minore KV 550 | |
Sinfonie in Do maggiore KV 551 (“Jupiter”) | |
Konzerthausorchester Berlin | |
Direttore | Christoph Eschenbach |
Non è frequentissimo trovare nel programma di un concerto tutte e tre le ultime sinfonie di Mozart, una dopo l'altra. Perciò era molto interessante quanto offerto dalla Konzerthaus am Gendarmenmarkt di Berlino in uno degli ultimi appuntamenti della stagione. Sul podio Christoph Eschenbach, a capo della Konzerthausorchester dal 2019 e in contratto fino alla prossima stagione inclusa, dopo di che al posto suo arriverà Joana Mallwitz attuale direttore musicale dello Staatstheater di Norimberga.
Ricordiamo che le tre pagine sono state composte dal salisburghese nel giro di pochi mesi nell'estate 1788, quando già la sua vita entrava nella fase più drammatica, tra problemi di salute ed economici. Alle prese col Mozart più maturo, con gesti minimi che sollecitano l’ottima armonia con i suoi musicisti, Eschenbach si dimostra capace di costruire architetture sonore complesse e imponenti cercando un equilibrio delicato tra le influenze haydniane e fervori che definire protoromatici è eccessivo, ma a cui concede inquietudini che già si allontanano dallo stile classico propriamente detto.
Il direttore tedesco fa venire fuori subito, nel primo movimento della Sinfonia n. 39 in Mi bemolle maggiore K 543 raggi di luce sonora che si alternano ad ombrosità. A tratti, nell’Adagio che apre il movimento, si nota qualche pesantezza nel suono dei legni, ma sono piccole cose, bilanciate dal fluttuare dei violini che si liberano nell’Allegro scandito con nitidezza ma anche con una certa prudenza nelle dinamiche, quasi a trattenere il potenziale solenne del movimento, mentre più contrastato e intenso è il secondo tema. Se nell’Andante con moto sembra mancare il senso del legato orchestrale con qualche calo di tensione del discorso, il Minuetto ha una leggera vitalità danzante. Il resto della pagina viene di conseguenza fino all’Allegro finale che termina ex abrupto, scelta che fece discutere i primi recensori di questo capolavoro.
Della Sinfonia n. 40 in Sol minore K 550 parlammo recentemente in occasione di un concerto al San Carlo dove venne eseguita insieme all’unica altra composta in questa stessa tonalità, la Sinfonia n. 25 in Sol minore K 183. Eschenbach e la Konzerthausorchester entrano subito in media res: già la cellula iniziale affidata alle viole comunica un senso di agitazione, e il tema principale del primo movimento stavolta, in contrasto con la 543, è alquanto veloce, con un’irrequietezza sottolineata anche dal fitto dialogo fra oboe e flauto. Dell’Andante abbiamo detto, e nel Minuetto si ripropone un senso di urgenza espressiva fino al Finale che inizia in modo rapido ma procede con un’esecuzione sempre più vertiginosa, verrebbe da dire implacabile, avvicinandosi al termine.
Dopo la pausa, è la volta della Sinfonia n. 41 in Do maggiore K 551, Jupiter come venne identificata in anni successivi, definita anticamente anche come “Sinfonia con la Fuga finale” sebbene l’ultimo movimento non sia una Fuga nel senso stretto della parola.
Eschenbach continua a sorprenderci, e dopo la rapidità della K550 stavolta esibisce un tempo meditativo, che si trasforma presto dando a tutto l'Allegro vivace una severa maestosità accentuata dal suono dei violini più caldo nelle zone più basse ma che si fa più aspro e penetrante nelle zone più alte, evitando sentori protoromantici.
Espressivo l’ Andante cantabile con sfumature e trasparenze che si riflettono anche nel Minuetto, mentre al celeberrimo finale l’orchestra della Konzerthaus dà tocchi a tratti iridescenti e costruisce con limpida brillantezza una spirale di sonorità mai frenetica ma che indubbiamente rapisce l’ascoltatore.
Successo vivissimo, attestati di stima da parte degli orchestrali che sulle prime, all’invito del direttore di alzarsi a condividere l'omaggio del pubblico restano seduti battendo gli archetti contro i leggii in segno di omaggio al loro direttore.
La recensione si riferisce al concerto del 29 maggio 2022.
Bruno Tredicine