Titolo | Puccini non operistico |
Autore | Luigi Nicolini |
Editore | Pezzini (Viareggio, LU) |
ISBN | 9788868472917 |
Numero pagine | 167 |
Prezzo di copertina | 15,00 € |
Anno di pubblicazione | s.d., ma 2021 |
Il grande (e costosissimo) Catalogue delle composizioni di Giacomo Puccini, curato da Dieter Schickling e pubblicato da Bärenreiter nel 2003, è articolato (senza le appendici) in novantuno numeri ai quali, nell'uso corrente, si premette la sigla SC, come la KV per Mozart. Una quindicina sono riferiti ai titoli d’opera che tutti conosciamo e a un paio d’abbozzi; qualche numero è lasciato libero per futuri ritrovamenti; una ventina sono dedicati ai brevi pezzi per organo che Puccini adolescente si faceva pagare 60 centesimi l’uno da un compagno di studi, un po’ vanaglorioso e molto meno dotato di lui. Incluse una dozzina di fughe scritte al Conservatorio di Milano su temi proposti (o imposti) da Bazzini e Ponchielli, restano quindi una cinquantina di lavori “non operistici”, più o meno noti, più o meno estesi, e ovviamente di valore non uniforme. La maggior parte risale al periodo che precede il successo decisivo di Manon Lescaut, un altro gruppetto agli anni tra Bohème e Tosca, quando la fama del maestro crebbe impetuosamente; solo pochi ai primi due decenni del secolo ventesimo.
Un catalogo, in genere, non è dedicato all’analisi dei contenuti, ma solo delle fonti. Un buon orientamento abbastanza ampio (una cinquantina di colonne) si può trovare in tedesco, nei capitoli dal 28 al 30 del Puccini Handbuch edito da Richard Erkens nel 2017 per Metzler e Bärenreiter. In italiano mancava, sino a pochi mesi fa, uno studio che descrivesse nel suo insieme, con dettagli adeguati, quel che Puccini non compose per il teatro, e si doveva ricorrere a notizie sparse.
Sul finire dell’anno scorso, una piccola casa di Viareggio, Pezzini Editore, ha messo in commercio un volumetto di poco piú di centocinquanta pagine, frutto di passione pucciniana e soprattutto di grande competenza musicale. L’autore, Luigi Nicolini, diplomato in pianoforte e composizione dopo una formazione classica, è presente nel catalogo Ricordi anche con un’opera, La zingara guerriera, scritta su libretto di Paolo Limiti, con il quale ha collaborato per decenni in diverse trasmissioni RAI, e rappresentata nel 2007 al Teatro Dal Verme di Milano.
Puccini non operistico ci è parso un libro molto utile sia per chi è già abbastanza familiare con l’argomento, sia per chi non ne sa ancora proprio nulla. I cosiddetti “esperti” non possono, infatti, che trovare comodo un compendio in italiano, che alle notizie aggiunga qualche osservazione soggettiva e, cosa sempre più rara, qualche giudizio di valore. La posizione “non accademica” di Nicolini gli consente anzi di formulare senza troppi timori e riserve ipotesi di datazione e destinazione, ben fondate e sempre convincenti. I neofiti, d’altra parte, non sono intimoriti dall’uso-abuso di sigle, acronimi, citazioni intrecciate, e neppure da esempi su pentagramma, ma trovano fatti e concetti spiegati per benino, senza ricorso a tecnicismi (come sanno fare, appunto, solo i “tecnici” di vaglia), e possono sentirsi del tutto sicuri di quel che leggono (i pochissimi refusi sulle date si chiariscono da soli a qualsiasi persona appena attenta). Con il nostro gusto polemico, notoriamente oltre i limiti della pedanteria, abbiamo verificato la precisione di tutto quel che Nicolini scrive come “storico”, e abbiamo visto che non ne sbaglia una. Alla totale affidabilità dei dati s’accompagna una facilità di lettura che non cela, però, la profondità con il quale s’affronta l’argomento: le descrizioni dei pezzi non sono mai “di seconda mano”, ma nascono, con palmare evidenza, dallo studio diretto dei testi musicali.
Il testo è diviso in capitoli, ciascuno dedicato a un genere: per organo, per pianoforte, per quartetto d’archi, per voce, per orchestra, per uso di chiesa, ecc. A ogni composizione è poi dedicato un paragrafo. In questo modo l’autore tratta pressoché tutta la cinquantina di pezzi che abbiamo detto. Forse con una punta di civetteria, non fa mai riferimento agli studi più recenti su Puccini, ma abbonda, invece, di citazioni dalle pubblicazioni più consolidate, dimostrando però, quando è il caso, l’infondatezza o l’imprecisione di qualche vecchia notizia. Nicolini non si dilunga mai ed è del tutto refrattario alle lusinghe del pettegolezzo (esemplari, da questo punto di vista, anche il suo studio sul figlio di Puccini e un’originale biografia di Mozart). Non si dimenticheranno facilmente pagine come quelle sui lavori per quartetto (tutti degli anni milanesi), sulla grande Messa scritta a Lucca o sull’impagabile, misterioso piccolo Requiem per Verdi.
Vittorio Mascherpa