Evangelista | David Szigetvàri |
Soprano | Marta Mathéu |
Controtenore | Raffaele Pé |
Tenore | Reinoud Van Mechelen |
Basso | Konstantìn Wolff |
Veus - Cor Infantil Amics de la Uniò | |
La Capella Reial de Catalunya | |
Le Concert des Nations | |
Direttore | Jordi Savall |
2 CD | |
Etichetta Alia Vox | |
AVSA9931 | |
Distributore Ducale Music |
La Markus Passion BWV 247 di Johan Sebastian Bach è un’opera perduta. Si sa che venne rappresentata due volte, il venerdì santo del 1732 nella Thomaskirche di Lipsia su libretto di Picander e qui ripetuta, sempre di venerdì santo, nel 1744. La partitura risulta tuttora irreperibile, mentre nel 2009 è stato ritrovato a San Pietroburgo un libretto che modifica la prima versione. Sulla base di quest’ultimo e di recenti ricerche ad opera del musicologo tedesco Alexander Grychtolik, Jordi Savall ha ricostruito una propria versione della Markus, operando principalmente sulle parti corali e sui recitativi, scegliendo soprattutto di utilizzare solo composizioni bachiane. Già nelle versioni precedenti si era fatto ricorso a diversi numeri della Trauerode BWV 248, nonché ad altre cantate da cui si prendevano in prestito le arie. Del resto la gran parte della musicologia bachiana propende per l’ipotesi che la Markus altro non fosse che un pastiche, modalità che Bach utilizzò in diverse occasioni, adattando nuovi testi a composizioni già esistenti. Su questa linea si muovono anche Savall e Grychtolik, applicando a testi del Vangelo di San Marco musiche già composte per la Mathäus Passion BWV 244. Alcuni prestiti provengono dalla Johannes Passion BWV 245 e da diverse cantate. La ricomposizione, molto complessa e laboriosa, è illustrata con chiarezza nelle note di copertina in una sinossi necessaria ai fini della documentazione.
L’incisione fa riferimento ad un concerto dal vivo tenuto nella Cappella Reale del Castello di Versailles il 26 marzo 2018, nell’ambito della ricca programmazione di musica antica e barocca che si svolge negli spazi spettacolari della reggia. Jordi Savall si avvale di un organico di discrete proporzioni, con i suoi Concert des Nations e La Capella Reial de Catalunya, cui si aggiunge il Veus, un coro di voci bianche di Barcellona.
Dare senso a un’opera che non nasce unitaria ma che è frutto di supposizioni successive non è semplice. Può aiutare innanzitutto la pertinenza stilistica, punto di forza di Jordi Savall la cui consuetudine interpretativa in ambito bachiano corre parallela alla sua intera storia artistica. Anche in questa occasione l’eccellente Capella Reial de Catalunya dà prova di rigore esecutivo, non disgiunto da un colore nel contempo partecipe alla profondità umana e divina della passione unito a uno slancio drammatico sempre presente ma contenuto nei limiti della compostezza. Primo personaggio di questa narrazione è il coro, capace di dare colori diversi ai numerosi corali luterani, impresa non facile data la piana semplicità della parte musicale che li contraddistingue in quanto nati e pensati per la voce dei fedeli. Più complesso e coinvolgente è il ruolo del coro nelle turbae, sferzate fulminee che sottolineano e danno voce al popolo virtualmente presente alle fasi della Passione di Cristo, impietose nella condanna e ondivaghe come sono le reazioni inconsulte delle folle. Alla magnifica Capella Real di Catalunya si unisce, con efficacia, il coro di voci bianche Veus, che trova uno spazio più che convincente nelle parti in cui viene previsto. Se l’efficacia di cori e orchestra è indubbia, meno omogeneo è l’apporto dei solisti. David Szigetvári, l’Evangelista, racchiude in sé l’eloquenza del narratore e la grazia di chi trasmette le parole del Vangelo. La voce chiara e pulita, compunta e consapevole della tragedia di cui è testimone, sostiene senza cedimenti un ruolo in apparenza defilato dal punto di vista vocale ma fondamentale per la tenuta complessiva dell’opera. Il giovane soprano Marta Matheu presta la sua voce dal colore molto accattivante alle due arie che le sono affidate. In particolare la seconda Angenehmes Mordgeschrei! è un capolavoro di collaborazione tra strumenti concertanti e solista, con un equilibrio perfetto tra volume degli strumenti e la voce, che si rafforzano e valorizzano a vicenda. D’altro canto la cifra di questa orchestra è il porsi a sostegno della narrazione alla pari con solisti e coro, tessendo una trama continua già di per sé capace di espressione. Il controtenore Raffaele Pè appare invece in difficoltà dal punto di vista vocale, dando l’impressione di essere costretto nella parte, come se si muovesse a fatica in una tessitura a lui inconsueta. La circostanza influisce sull’interpretazione che non riesce a ravvivare il senso dei testi. Anche il tenore Reinoud Van Mechelen non convince, canta correttamente le arie piane, meno le arie concitate o che prevedano qualche virtuosismo. Al basso Konstantin Wolff tocca il ruolo di Gesù, cui dà una lettura sorprendente, facendolo sembrare un sé stesso più anziano che racconta la sua passione ad anni luce di distanza. O almeno a noi così è parso.
Le edizioni della Markus Passion non sono numerose, spesso obsolete e ormai inascoltabili per il gusto contemporaneo. Questa versione, originale per le scelte musicologiche e senz’altro riuscita dal punto di vista musicale, aggiunge un tassello importante alla discografia.
Daniela Goldoni