Antonio Vivaldi | |
"La Stravaganza" - 12 concerti per violino op.IV | |
Violino solista | Anton Marynov |
Direttore | Federico Maria Sardelli |
Orchestra barocca "Modo Antiquo" | |
2CD | |
Ed. Dynamic |
La discografia vivaldiana negli ultimi trent’anni è praticamente ripartita da zero. Alcune case discografiche si stanno impegnando da tempo nella pubblicazione integrale delle opere vocali, mentre l’opera strumentale non solo è stata esaurita in tutti i suoi numeri d’opus, ma è stata anche rinnovata radicalmente sul piano dell’interpretazione. Il famoso fondo Foà-Giordano, conservato alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, di cui proprio Federico Maria Sardelli descrive le peripezie nel bel romanzo storico L’affare Vivaldi (Sellerio, 2015), è stato riportato alla luce e ha contribuito in modo massiccio alla conoscenza dell’opera vivaldiana, cui ha fatto seguito la discografia che ora appare sontuosa.
La scoperta e la riscoperta hanno coinciso con la rivoluzione degli strumenti originali che non solo hanno riformulato il suono, ma anche introdotto una prassi interpretativa tanto filologica quanto irrituale. Il Vivaldi solenne e sonnolento degli anni Sessanta/Settanta si è, tassello dopo tassello, rinnovato, rivelando un numero infinito di sfaccettature che non finiscono di stupirci.
Quanto alle interpretazioni, gli ensemble barocchi hanno cercato in tutti i modi di diversificare le letture al punto che, ad oggi, abbiamo un universo vivaldiano a dir poco variegato. In questa prospettiva il doppio compact della DYNAMIC, dedicato a La Stravaganza Op.IV - 12 Concerti per violino, non manca di offrire un valido contributo. Federico Maria Sardelli, alla guida dell’ensemble Modo Antiquo, tra i gruppi di riferimento dell’attuale interpretazione vivaldiana, sceglie una linea elegante e lontana da clamori rock e pop. Si avvale di Anton Martynov come solista, rigoroso e composto, quasi sottotraccia ma per questo non meno interessante. Il suono scuro del suo violino si inserisce senza protagonismi nel tessuto orchestrale, corposo e distante da ogni compiacimento. A volte l’orchestra tende a sopraffare, soprattutto con il continuo, il contributo del solista, ma questa scelta, benché in apparenza antitetica all’idea di concerto, non manca di lungimiranza, alla fine si avverte che è l’impianto generale dell’opera a prevalere. Tanta compostezza smorza forse l’effetto stravaganza, intesa come antidoto alla monotonia, insita negli intenti di Vivaldi che qui inserisce nella composizione molte scelte insolite per l’epoca. Ma forse si è preferito affidarsi del tutto alla scrittura musicale per restituirla con la massima chiarezza, rinunciando in parte agli effetti speciali a favore di una sobrietà che al momento risulta quasi di controtendenza.
Daniela Goldoni