Don Giovanni | Robert Gleadow |
Donna Elvira | Arianna Vendittelli |
Donna Anna | Florie Valiquette |
Leporello | Riccardo Novaro |
Masetto | Jean-Gabriel Saint Martin |
Don Ottavio | Enguerrand de Hys |
Zerlina | Éléonore Pancrazi |
Il Commendatore | Nicolas Certenais |
Regia | Marshall Pynkoski |
Coreografia | Jeannette Lajeunesse Zinng |
Scene | Roland Fontaine |
Costumi | Christian Lacroix |
Coro e Orchestra dell'Opéra Royal | |
Direttore Gaétan Jarry | |
Balletto dell'Opéra Royal | |
1 Dvd e 1 Blue Ray Château de Versailles | |
Self Distribuzione S. r. l. |
Un nuovo cofanetto Château de Versailles offre, nella medesima confezione, sia il Blu-ray che il Dvd del Don Giovanni andato in scena lo scorso novembre 2023 nella sala dell’Opera Royal della reggia di Versailles.
Le immagini ci mostrano un allestimento essenziale basato su una scena fissa che sappiamo condivisa con altre opere. Si tratta di un contesto neutro animato da colonne e velari che cambiano seguendo gli eventi. In questo spazio, ispirato al Teatro Olimpico di Vicenza, verranno inseriti solo gli oggetti scenici indispensabili, all’insegna della massima austerità. Se la scena proposta dal giovane architetto Roland Fontaine è ridotta all’osso, i costumi di Christian Lacroix mostrano quanto può contare un lavoro ben fatto. Non è il primo grande sarto che si dedica al teatro e lo fa da tempo, ma come pochi altri mostra, in questa occasione, quanto un costume possa contribuire a definire il personaggio. Don Giovanni e Leporello sembrano identici a prima vista, poi si nota come la giacca del servo sia un’elaborazione sublime del patchwork di Arlecchino, mentre Il padrone è in broccato: soluzione conveniente per gli scambi del secondo atto ma anche per sottolineare le differenze di stato. Si resta ammirati dalla qualità della fattura, dalla scelta dei tessuti che seguono il codice antico delle occasioni e fissano i momenti, da tutti quei particolari ricercati e affinati con sapienza che rendono gli abiti parlanti. La regia di Marshall Pynkoski si ispira dichiaratamente alla commedia dell’arte, da cui deduce azioni e posture in una operazione di restauro gestuale più o meno riuscita. È un attimo scivolare dalla citazione all’abuso di convenzioni, ma se la sobrietà delle scelte evita il peggio, a lungo andare si perde nella mancanza di mordente.
Anche la parte musicale è misurata, ma con esiti tutt’altro che banali. Gaétan Jarry è organista, direttore di coro e direttore d’orchestra ancora molto giovane. Qui è alla guida del Coro e Orchestra dell’Opéra Royal de Versailles che dirige con forza e leggerezza. Mette in risalto i ritmi, dà luce ai timbri, sa essere incalzante senza essere farraginoso. C’è una grande cura dei recitativi, gli ariosi sono perfetti e notevole è la cura per la parola. Se l’andamento del dramma può apparire alquanto episodico fino a metà del secondo atto, il marcato cambio di atmosfera da “Tergi il ciglio” è palpabile, e trascina verso un finale teso e disperato. Si avverte quasi il desiderio di smarcarsi dai grandi numeri per valorizzare la trama minuta e ricercata che sostiene il dramma momento per momento. Ciò non toglie che alcune grandi arie abbiano avuto un risalto eccellente.
Il cast è molto interessante. Don Giovanni, il bass-baritono canadese Robert Gleadow, propone un personaggio più stupratore che seduttore. Prepotente, grossolano, frettoloso e pertanto odioso, non finge di essere altro da sé e non sbaglia. Siamo in un momento storico in cui non regge più l’aura del conquistatore seriale, in precedenza benvenuto e benedetto. Vocalmente ha qualche caduta sia di gusto che di linea, ma la sua potenza distruttiva lo aiuta nel finale, in cui l’arroganza si mescola al coraggio e la dignità alla disperazione. Riccardo Novaro è il suo Leporello, uguale ma opposto. Leggiadro ed elegante, attraversa l’opera in uno stato di leggero straniamento, come se fosse un testimone involontario. Anche per lui la tensione drammatica cresce nel finale, in cui assieme al commendatore e a Don Giovanni dà vita ad una scena di rara efficacia. Arianna Vendittelli, Donna Elvira, lascia il segno da subito e non molla la presa fino all’ultima nota. Magistrale nei recitativi e negli ariosi, imprime la sua personalità anche alle grandi arie che interpreta con nobiltà di canto e di intenzioni. Altrettanto interessante è Florie Valiquette, Donna Anna. Memorabile l’arioso “Era già alquanto”, sostenuto da un’orchestra commovente e partecipe fino all’apice drammatico di “Or sai chi l’onore”, chiave di volta della vicenda e non, come spesso accade, baldacchino per la primadonna. Il tenore Enguerrand de Hys infoltisce con merito le fila dei Don Ottavio giovani e freschi, a lungo latitanti.
Non proprio giovane come si vorrebbe la coppia Zerlina-Masetto, Éléonore Pancrazi e Jean-Gabriel Saint Martin. Sono, o sembrano, abbastanza maturi ma tutto sommato credibili, anche se molto in linea con le convenzioni. Nicolas Certenais è un buon Commendatore, soprattutto nel finale, punto di forza di questo allestimento.
Le riprese sono efficaci e anche l’audio è di buona qualità.
Daniela Goldoni