Beatrice di Tenda | |
Un sodalizio fra storia e musica | |
Arie, trascrizioni e variazioni | |
Soprano | Mara Bezzi |
Pianoforte | Nicolai Bogdanov |
Marco Turri | |
Andrea Stefenell | |
Edizione | Peacock Classics Record |
1 CD |
"Con turpe sconoscenza ricambiando l'illibata fede e l'assecurato trono Filippo Maria Visconti spegneva nella notte del 13 settembre 1418 in queste mura l'onoranda consorte Beatrice di Tenda. L'orrore del fatto fecondi e ritempri ne' figli d'Italia gli affetti più puri, i doveri più sacri. Auspice il Municipio alcuni oblatori posero il 13 giugno 1869."
Con questa iscrizione, incisa su di una lapide monumentale posta all'ingresso del castello di Binasco, il municipio del piccolo comune lombardo rievocava nel Giugno del 1869 il triste epilogo della vita avventurosa di Beatrice di Tenda, già contessa di Biandrate, vedova del condottiero Facino Cane e sposa in seconde nozze del Duca di Milano Filippo Maria Visconti. Proprio il bel castello medievale, infatti, fu teatro dell'efferata esecuzione capitale di Beatrice, che venne qui decapitata nella notte tra il 13 ed il 14 Settembre 1418, colpevole, almeno secondo le accuse tutt'altro che disinteressate del secondo marito, di essersi macchiata di adulterio, legandosi al giovane cortigiano Michele Orombello. In realtà il Duca, che grazie alle nozze con Beatrice era entrato in possesso dell'ingente dote portata da lei in matrimonio, era da tempo intenzionato a sbarazzarsi della compagnia scomoda di una moglie troppo ingerente e decisamente più matura di lui, non aspettando altro che potersi gettare fra le braccia della propria amante, la nobildonna Agnese del Maino. La colpevolezza di Beatrice non venne mai dimostrata e la sua morte ingiusta, tramandata ai posteri dalle cronache degli storici e dal racconto di romanzieri, venne sublimata da Vincenzo Bellini nella sua penultima opera, composta nel 1833 su libretto del poeta Felice Romani. La sventurata Duchessa andò, quindi, ad inserirsi nella nutrita galleria raffigurante le eroine tragiche del Belcanto italiano, donne di alto lignaggio vittime degli intrighi e della cospirazione dell'infido ambiente cortigiano, collocandosi a fianco di amanti altrettanto infelici quali Anna Bolena, Maria Stuarda, Rosmonda d'Inghilterra e Pia de' Tolomei, cui aveva dato voce il genio di Gaetano Donizetti, l'altro grande protagonista, insieme a Vincenzo Bellini, del melodramma romantico.
A distanza di seicento anni dal tragico avvenimento, il Comune di Binasco ha commemorato la figura dolente di Beatrice di Tenda attraverso una serie di iniziative lodevoli quali: conferenze di carattere storico, cerimonie, manifestazioni, rappresentazioni teatrali, concerti e, soprattutto, la pubblicazione di un cd contenente arie, trascrizioni e variazioni su temi musicali tratti dall'opera belliniana, registrato per la casa discografica Peacock Classics Record.
La raccolta presenta numerosi spunti di interesse musicale, in quanto include, oltre ai due momenti solistici principali della protagonista del titolo belliniano (Cavatina e Cabaletta di Beatrice dalla Scena sesta dell'Atto I: “Ma la sola, ohimé! son io... Ah! La pena in loro piombò...” e Scena ultima: “Deh! Se un'urna è a me concessa... Ah! la morte a cui m'appresso...”), alcune pagine pianistiche ispirate al materiale melodico estratto dalla Beatrice di Tenda, parafrasato e variato grazie alla fantasia di autori dell'Ottocento quali Carl Czerny, Jean-Baptiste Duvernoy, Henri Rosellen e Sigismund Thalberg. Denominatore comune di questi quattro compositori fu l'intensa attività concertistica con il pianoforte, che permise loro di maturare un'approfondita e consolidata competenza sulla scrittura pianistica (Czerny, Duvernoy e Rosellen furono anche importanti didatti dello strumento). Proprio tale padronanza tecnico-compositiva li spinse a scrivere brani su temi tratti dal repertorio operistico, particolarmente graditi ai frequentatori dei salotti borghesi e delle sale da concerto dell'epoca, in cui i grandi virtuosi del pianoforte potevano metter in luce tutta la loro bravura, cimentandosi nell'elaborazione di ardue e spettacolari variazioni di melodie ben conosciute ed apprezzate dal pubblico.
Entrando nello specifico dei brani proposti all'interno del cd: la Grande fantasie sur l'Opéra “Beatrice di Tenda” di Czerny è composta da temi tutti recuperati dal primo atto dell'opera (battute iniziali del Preludio, cantabile di Beatrice del Finale I: “Deh! Se mi amasti un giorno”; Introduzione N. 1 con i vari interventi di Filippo e del Coro; Duetto Agnese-Orombello nella Scena quarta); la Fantasie op. 121 di Duvernoy si concentra sulla melodia della Cabaletta di Beatrice nell'Atto I: “Ah! la pena in lor piombò”, presentata e riproposta in diverse variazioni, così come accade nella Fantasia di Rosellen, basata invece sul cantabile di Beatrice “Orombello! - Oh! sciagurato!”, presente nella Scena quinta dell'Atto II; il Grand Duo sur des motifs de l'Opéra “Beatrice di Tenda” de V. Bellini – pour le piano à quatre mains di Thalberg propone, infine, una struttura libera articolata principalmente su temi tratti dall'Introduzione N. 1 (Filippo e Coro), dalla parte finale del Concertato della Scena quinta dell'Atto II: “Ite entrambi, e poi che il vero” di Filippo e i Giudici; dalla Cavatina di Beatrice nell'Atto I: “Ma la sola, ohimé! son io...”.
L'esecuzione delle difficili pagine pianistiche si giova dell'impegno di tre validi strumentisti quali Nikolay Bogdanov, Andrea Stefenell e Marco Turri, tutti all'altezza del compito ed in grado di valorizzare il carattere un po' esteriore e grandioso di brani di sicura presa sull'ascoltatore, coinvolto nel gioco di riconoscimento delle diverse melodie tratte dall'opera: cimento intellettuale reso ancor più stimolante dalla scarsa popolarità del titolo, che non ha mai raggiunto la fortuna di altri melodrammi del catalogo belliniano. A Marco Turri spetta anche il compito di accompagnare Mara Bezzi nei due interventi solistici del soprano, che delinea una Beatrice giustamente dolente e malinconica, mettendo la propria voce dal colore morbido e ricco di ombreggiature al servizio dell'impegnativa scrittura belcantistica concepita da Bellini per una fuoriclasse del calibro di Giuditta Pasta e facendo valere i punti di forza della propria organizzazione vocale, che garantisce omogeneità timbrica e rotondità lungo tutta la gamma della sua estensione.
Il cd si presenta in una veste editoriale molto curata ed è arricchito da un opuscolo contenente due interessanti contributi scritti da Alberto Maria Cuomo, che fornisce informazioni di carattere storico sulla figura di Beatrice, e da Giancarlo Landini, che propone un'utile guida all'ascolto dei brani contenuti nella raccolta.
Fulvio Zannella