Tempo di inaugurazioni di stagione per i teatri lirici italiani; il 7 Dicembre la Prima alla Scala che, almeno una volta all’anno ricorda come la cultura faccia sistema e sia una vera risorsa economica, e fra pochi giorni l’Opera di Roma. Nella capitale si è scelto coraggiosamente di dare avvio al calendario 2017/18 con La Damnation de Faust, sorta di oratorio profano che Berlioz, in piena suggestione romantica da Goethe, compose nel 1829 per poi dargli forma compiuta e definitiva nel 1846. La scelta è coraggiosa proprio perché la Légende dramatique, così definita dallo stesso autore, non è molto presente sui palcoscenici italiani ma, in special modo, per la sua frammentarietà. Rappresenta quindi una sfida per chiunque voglia presentare quell’opera in forma scenica, per Daniele Gatti e Damiano Michieletto i quali dal podio e in cabina di regia guideranno un trio di protagonisti eccellenti: Pavel Cernoch, Alex Esposito e Veronica Simeoni, rispettivamente Faust, Mephistophélès e Marguerite. Il mezzosoprano romano sarà l’incarnazione dell’eterno femminino, tema molto caro a Berlioz che ritroviamo non solo nel personaggio di Marguerite ma anche in Roméo et Juliette, nella Mort d’Ophélie, nelle Nuits d’été e nella stessa Didon ne Les Troyens.
Al termine di un lungo periodo di prove e in attesa del suo debutto nel ruolo Veronica Simeoni ci dice:
Ho creduto da subito in questo progetto sin da quando mi è stato proposto. Io amo profondamente Berlioz. Ho già cantato sia Didon che Les Nuits d’été e il ruolo di Marguerite lo sento molto. È sempre stato un personaggio verso cui percepivo una naturale affinità. Il repertorio francese in generale è tra l’altro il mio “ambiente naturale”, avere il Maestro Gatti sul podio e lavorare con Damiano Michieletto significa inoltre non potere chiedere di più per la mia prise de role. Sono entrambi straordinari, creativi, stimolanti e molto curiosi nell’affrontare La Damnation de Faust.
Proprio la scarsa coerenza della composizione, divisa in quattro parti e 20 scene che rappresentano dei momenti talvolta isolati e staccati l’uno dall’altro, consente una certa libertà o per meglio dire manovrabilità al regista. Conoscendo l’inventiva e l’innata e sulfurea abilità di Michieletto nel gestire i processi creativi delle produzioni liriche sicuramente sarà un’inaugurazione di stagione estremamente interessante.
In effetti le sue regie sono spesso controverse, ma anche in questo caso io trovo che ci sia una forte coerenza nel suo progetto. Trattandosi di un’opera non nata per essere rappresentata in forma scenica è fondamentale che la drammaturgia si svolga in palcoscenico secondo un meccanismo oliato alla perfezione, ed è esattamente quello che succederà. Il mio personaggio assumerà risalto molto più di quanto non sembri a volere contare il numero di battute dei miei interventi vocali. Ci sarà anche un finale a sorpresa riguardo al mio ruolo che per ovvi motivi non voglio svelare. Mi piacerebbe infatti che il pubblico venisse al Costanzi con la mente libera da pregiudizi e aspettative.
La Marguerite di Berlioz non ha certamente lo spessore dello stesso personaggio di Goethe, è priva di quelle connotazioni filosofiche presenti nell’opera dello scrittore tedesco, ma riflette lo spirito romantico, oltre ad essere venata di un’allure che quasi preannuncia le atmosfere dei poeti maledetti. Berlioz affida a lei le parti di maggiore inventiva melodica che Veronica Simeoni definisce:
Le più belle perché delineano l’evoluzione del ruolo. Marguerite in meno di trenta minuti matura e si evolve. Da ragazza sognante e innamorata, rapita dall’amore, si vede strappata con violenza a questo sentimento totalizzante da Mephistophélès. Dal mio punto di vista la difficoltà principale sta nel raggiungere i vari climax il più rapidamente possibile. La grande aria D’amour l’ardente flamme che, insieme a quella quasi panteistica di Faust Nature immense, è la più conosciuta, è anche la parte più impegnativa per il mio ruolo, anche perché segue il duetto d’amore e il terzetto con Mephistophélès senza soluzione di continuità.
Pur non essendoci la grande esposizione mediatica che investe la tradizionale inaugurazione scaligera del 7 Dicembre, anche l’apertura della stagione romana pone su tutto il team artistico-creativo una notevole pressione.
In effetti io sento questo mio debutto particolarmente. L’esordio nel ruolo ha un maggiore impatto su di me perché avviene nella mia città, quindi avverto la tensione psicologica e la combatto nel medesimo modo in cui si affronta una prova importante. Sto dando il massimo e lo faccio impegnandomi al cento per cento perché mi piace essere in pace con me stessa.
Il mezzosoprano romano affronta sempre le sfide professionali con grinta. Solo un paio di mesi fa ha quasi reinventato il ruolo di Preziosilla in un’acclamata nuova produzione della Forza del destino ad Amsterdam.
Anche quello è stato un debutto per me. Ed è una parte molto insidiosa anche se non particolarmente lunga. La tessitura è infatti molto estesa con Do, Si naturali, molte agilità e staccati. Trattandosi di un personaggio di carattere un po’ come Fra Melitone deve inoltre mantenersi in bilico fra il grottesco e il leggero. Ho amato molto questa produzione anche perché il regista Loy ha conferito al mio personaggio uno spessore ed una profondità che difficilmente hanno la possibilità di emergere. Sono stata coinvolta ampiamente, ero quasi sempre in scena e in alcuni momenti dovevo ballare eseguendo coreografie impegnative, da ballerina vera e propria. La fatica è stata tanta, però mi sono divertita insieme a colleghi straordinari. Anche qui a Roma il clima è di grande collaborazione e si è instaurata sin da subito un’ottima sintonia. Alex Esposito che interpreta Mephistophélès è un vero animale da palcoscenico ed è anche lui al debutto nel ruolo. Il suo sarà uno straordinario personaggio.
Dopo Verdi e Berlioz Veronica Simeoni ci conferma infine di guardare al 2018 per un altro progetto verdiano importante. Sarà infatti la Principessa Eboli al Comunale di Bologna.
Sono felice di riprendere questo personaggio che finora ho cantato solo a Zurigo con il Maestro Luisi. Sarà la mia prima volta in Italia con la direzione del Maestro Mariotti ed un cast fantastico. Non occorre puntualizzare che non vedo l’ora.”
Caterina De Simone