Ketevan Kemoklidze, affascinante mezzosoprano georgiano di importante carriera internazionale ed ormai noto agli appassionati italiani, ha affrontato per la prima volta il ruolo di Carmen nel 2014 al New National Theatre di Tokyo. In seguito l'ha cantato in svariate produzioni: dal Teatro Mariinsky di S.Pietroburgo alla Germania, da Boston al Canada, sino alle recite tenutesi lo scorso anno alle Terme di Caracalla. La stessa produzione della celebre opera di Bizet è tornata in scena, proprio in questi giorni, nelle storiche terme romane ed il ruolo della protagonista è stato affidato ancora una volta alla talentuosa artista di Tbilisi.
Ci conosciamo ormai da più di dieci anni. All'epoca avevi già mostrato il tuo indubbio talento in alcune produzioni e da poco terminato il perfezionamento all’Accademia della Scala. Da allora la tua carriera è decollata portandoti ad esibirti nei più importanti teatri del mondo senza più fermarti. È più difficile iniziare a farsi notare ed arrivare a certi livelli, oppure la vera difficoltà è riuscire a mantenersi sulla cresta dell'onda?
Entrambe le cose. Tra l'altro noi georgiani abbiamo dovuto superare qualche difficoltà in più dettata dal fatto che prima vivevamo all'ombra dell'Unione Sovietica e poi, dopo il crollo del regime, nessuno ci conosceva e quando dicevamo che eravamo della Georgia, la gente ci guardava con la faccia a punto interrogativo. Potete immaginare quanto sia stato difficile far conoscere i nostri pregi artistici e far comprendere che la nostra scuola di canto si fonda sulla tecnica e tradizione italiana. Per queste ragioni non è stato facile uscire dalla Georgia. A superare le difficoltà mi hanno aiutato molto i concorsi che ho fatto e fra i quali anche quello di cui ho vinto il premio che mi ha consentito di entrare all'Accademia della Scala, indubbiamente un bel trampolino per entrare nel mondo della lirica internazionale.
Certo è difficile anche mantenersi ad alti livelli, perchè il nostro lavoro è in continua evoluzione e ci porta a scontrarci in continuazione con cambiamenti di ogni tipo: nuovi ruoli, nuovi teatri e quindi studio costante senza tempo per rilassarsi. Però queste difficoltà sono anche molto interessanti e fungono da stimolo a migliorarsi costantemente.
Ma prima di parlare d’altro, ci racconteresti un po’ di questa Carmen “romana” e di come vedi questo personaggio dopo averlo interpretato molte volte in produzioni diverse? Invece, dal punto di vista personale: vocalmente e caratterialmente, come ti trovi a cantare questo ruolo?
Interpretare Carmen è piuttosto complicato perchè, essendo un ruolo molto conosciuto, ognuno ha già in mente la propria idea e il proprio artista di riferimento per questo personaggio. Quindi, portare in scena una Carmen che piaccia a tutti ed abbia al contempo dei tocchi di originalità e di novità, non è cosa semplice. È un personaggio complicato: sappiamo che l'infanzia è un momento fondamentale per la formazione dell'individuo e, anche senza addentrarmi nelle teorie di Freud, mi sono fatta l'idea che Carmen abbia avuto delle grosse difficoltà proprio nella prima fase della sua esistenza. Non ha certamente avuto un'infanzia colorata e felice, e questo gli ha creato molti complessi ma ha anche contribuito a formarle il suo indubbio fascino e un forte carisma. Ed è proprio per la sua forte personalità che la gente ama Carmen. Io non posso dire che la veda sempre fortissima, no. In certi momenti la vedo anche piuttosto debole. Penso sia importante riuscire a far vedere le mille sfumature del suo carattere. E sono proprio tutte queste sfaccettature caratteriali che mi fanno amare profondamente Carmen. Del resto, facendo notare anche le debolezze, è possibile far risaltare maggiormente gli aspetti forti del suo carattere. C'è anche da dire un'altra cosa importante, ossia che nel suo comportamento non vi è nessuna logica. È un ruolo talmente complesso che al termine di ogni produzione mi viene da dire: “ecco, ora so tutto di questa donna. So cosa farà e come lo farà” ma in realtà non è così; ogni volta che riprendo il ruolo mi accorgo di cose nuove. Questo perchè è proprio Carmen che, pur cantando ogni volta sulla stessa musica, si improvvisa e si pone in maniera diversa. È un ruolo che dà tante possibilità a chi lo interpreta.
Nello specifico di questa produzione di Carmen in scena alle Terme di Caracalla devo dire che trovo molto interessanti le idee registiche di Valentina Carrasco. La scena è ambientata nel 2020 in un ipotetico periodo post-Trump al confine tra Messico e Stati Uniti. I problemi evidenziati da Prosper Mérimée nella novella da cui prese spunto Bizet per creare la sua Carmen sono, purtroppo, molto attuali. Ed è anche per questo che Carmen è una delle opere più amate: perchè i problemi ed i sentimenti che provano i personaggi sono molto attuali. Per entrare ancora di più in questa regia posso dire che questa Carmen è una ragazza forte ma anche piuttosto romantica e sensibile. È un personaggio interessante perchè ha tutti i pregi che solitamente possiede Carmen: è una libertina, è una persona che decide per sé stessa. Sono convinta che quando Carmen decide come morire è combattuta fra grandi conflitti interni ma, anche in quel caso, il suo carattere vince. In qualsiasi momento Carmen potrebbe evitare la morte ma la sua decisione predomina su qualsiasi ragionamento di “interesse” o di comodo. Basti notare la differenza tra Carmen e le altre tre donne Frasquita, Mercedes e Micaela. Micaela è una donna che sa cosa fare e come farlo: io non la vedo debole perchè, per il suo amore, osa addirittura andare in montagna dove c'è molto pericolo, ma lo fa con molta oculatezza e sa fin dove può spingersi. Carmen non ha questa razionalità: decide una cosa e va fino in fondo senza cambiare mai idea. Questo allestimento è anche bello da vedere perchè i costumi sono moderni ed è uno spettacolo che sta molto bene qui nell'ambiente di Caracalla e la regia ha degli spunti di originalità interessanti.
Vocalmente Carmen non è un ruolo difficile, soprattutto rispetto ad altri ruoli che ho in repertorio. Ad esempio le opere di Rossini, Verdi (Eboli), ruoli del belcanto, come Giovanna Seymour, sono vocalmente molto più difficili. Ovviamente bisogna possedere le giuste caratteristiche vocali ma le difficoltà di Carmen sono altre, soprattutto quella di riuscire a trasmettere i sentimenti nel canto. La scrittura di Bizet è eccezionale e la sua musica riesce ad essere moto vicina al nostro sentire. Un aspetto molto importante in Carmen è la parola. Ad esempio, Carmen con i recitativi secchi riesce ancora meglio: del resto è stata scritta come opéra-comique.
È molto importante riuscire a fare un'ottimo mix tra la parte vocale e quella scenica altrimenti non funziona. Non si può pensare solamente a cantare o solo a recitare ma bisogna prendere la drammaturgia musicale ed iniettarla nel personaggio; al contempo i sentimenti ed il carattere del personaggio vanno trasmessi alla musica. Questi due aspetti vanno amalgamati con grande equilibrio.
Cosa provi a cantare in un luogo ricco di storia come Roma e, nello specifico, alle Terme di Caracalla?
Roma è un po' come Carmen: ogni volta ti fa scoprire cose nuove e non finisce mai di svelarsi. Caracalla è un luogo veramente magico soprattutto di notte. Sul palcoscenico, se c'è un momento in cui non canto – in Carmen di questi momenti ve ne sono pochi – vado a guardare il cielo sopra a queste meravigliose terme ed ogni volta mi scopro a pensare: “Dio, dove sono?” Una sensazione veramente incredibile. Ricordo che quando vi cantai per la prima volta non credevo di essere io ad emettere la voce... una sensazione strana: mi sentivo parte di una grande magia. E mi rendo conto che questa sensazione non passa.
L’opera lirica è nata in Italia nella seconda metà del ‘500. Agli occhi di un’artista come te, che vieni da un altro paese, cantare l’opera in Italia – sebbene sarai impegnata in un’opera francese –, ha ancora un significato particolare?
L'Italia è il paese che mi ha accolto dandomi tutto e poi lanciandomi nel mondo della lirica. Per me è sempre importante cantare qui e ogni volta provo una grande emozione. Devo anche dire che cerco sempre di trovare la possibilità di cantare in Italia e anche nei casi di possibili coincidente contrattuali, io do la preferenza all'Italia. Una cosa molto importante che ho accennato anche prima è che in Georgia abbiamo la scuola di canto italiana ed è anche per questo che in questi anni l'Italia ha aperto le porte a molti miei connazionali.
Sino ad oggi hai cantato un repertorio che, al netto di qualche eccezione, si è sviluppato soprattutto da Mozart al Belcanto. Tuttavia, negli ultimi anni hai inserito anche ruoli vocalmente più onerosi, come Eboli. Quali sono le tue preferenze a livello di repertorio e quali opere e autori ti piacerebbe frequentare maggiormente?
Io sono stata fortunata perchè ho avuto la possibilità di cantare un po' di tutto. Ho iniziato con Mozart e Rossini poi sono passata al belcanto. In seguito alla maternità sono cambiata, la voce è maturata e ho aggiunto ruoli come Carmen e per ora, come punto massimo, Eboli nel Don Carlo, un ruolo che ho già interpretato varie volte e ho già in programma per i prossimi anni. Comunque la cosa fondamentale è fare le cose col cervello. Sino ad oggi non ho fatto cambi di repertorio, ma ho solamente aggiunto qualche nuovo ruolo. Al momento non posso dire di sentirmi cantante verdiana, oppure specialista del repertorio francese o ancora, del belcanto. No. Al momento ho in repertorio e in calendario tutti i titoli che ho cantato sino ad oggi e questo direi grazie alla tecnica e ai passi giusti che ho fatto. Non sono mai andata oltre le mie possibilità. Sono sempre stata attenta a cantare cose che avrei potuto cantare bene. Ritengo non sia importante fare tutto subito ma che ogni ruolo abbia il suo tempo. Ho comunque un repertorio piuttosto ampio grazie alla tecnica che ho studiato in Georgia e in Italia. Ora posso cantare Carmen, poi Adalgisa, il giorno dopo Eboli, tra una settimana Rosina, poi Giovanna Seymour o altre donne donizettiane e la mia voce è sempre in perfetta forma. Cantare ruoli così diversi fra loro mi dà tanta soddisfazione e sono felice di poterli fare bene dando soddisfazione al pubblico.
Quali sono i colleghi con cui hai lavorato che ti hanno maggiormente impressionato per la grande bravura. C’è stato qualcuno (mi riferisco a uomini e donne indistintamente) che ti ha lasciato veramente a bocca aperta dall’ammirazione?
Ho avuto la fortuna di lavorare accanto a tanti grandi colleghi e molti di loro mi hanno fatto una grande impressione, commuovendomi e affascinandomi. Per esempio, tra gli artisti italiani Barbara Frittoli, Leo Nucci e tanti altri che ora non mi vengono in mente. Diana Damrau... ma la lista sarebbe lunga. Ogni volta mi affascina Placido Domingo che oltre ad essere un grande cantante e musicista è un genio del nostro mondo operistico e riesce ancora a meravigliarci.
Nel 2009 hai anche recitato nel film di Carlos Saura, “Io, Don Giovanni”. Ci parli di quell’esperienza?
Esattamente dieci anni fa giravo questo film con il grande Vittorio Storaro. Fu la prima volta che venni a Roma per lavoro (prima ci ero stata solo come turista). Lavorare con Sauro e Storaro fu un'esperienza eccezionale. All'epoca non pensavo di riuscire a superare il casting che era stato organizzato in vista delle riprese del film, in quanto non avevo nessuna esperienza di cinema.
Fu un bel regalo che mi diede la vita e un'esperienza che non dimenticherò mai. Un'esperienza che mi piacerebbe ripetere perchè fu davvero molto interessante. Il cinema è decisamente diverso dal mondo del teatro. Gli attori del cinema hanno più possibilità per riuscire a fare bene. Noi artisti lirici andiamo in scena e dobbiamo far bene al primo colpo... l'errore non è concesso. Invece nel cinema le cose si possono ripetere sino a quando il risultato non sia soddisfacente. Noi nell'opera non abbiamo questa possibilità. Infatti Carlos Saura era innamorato di noi cantanti d'opera impegnati nel film, perchè eravamo preparatissimi e con noi non c'era la necessità di dover ripetere le cose.
Tu sei nata in Georgia, uno stato che ha ottenuto l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991. Probabilmente in quegli anni eri poco più che una bambina: ricordi qualcosa? Nonostante tutto sei riuscita a compiere i tuoi studi musicali in quel periodo?
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica abbiamo avuto molte difficoltà ma abbiamo ottenuto una cosa impagabile: la libertà. La libertà fa passare in secondo piano le difficoltà di anni passati senza luce, senza gas, senza cibo, senza niente. Sarà per questo che mi viene bene il ruolo di Carmen, personaggio che mette la libertà al primo posto fra le necessità della vita.
Per tornare alla tua domanda: si, mi ricordo tutto. Rammento benissimo che l'elettricità se ne andò quando iniziai ad andare a scuola e tornò solo quando entrai in università. Abbiamo avuto dieci anni di grandissime difficoltà ma nonostante dovessi fare i chilometri per andare a scuola di musica e suonare il pianoforte con i guanti, non ho mai interrotto i miei studi musicali. Andavo a scuola di pittura, frequentavo i corsi di arte scenica. Facevo tutto nonostante dovessi caminare nelle strade buie, pericolose e facesse freddo perchè non c'era il riscaldamento, non c'era niente... io e tutti i georgiani andavamo avanti perchè non avevamo scelta, non c'era altra possibilità. Ora fortunatamente la Georgia è sulla strada giusta, verso l'Europa, in democrazia e con la libertà. È stato difficile ma ne è valsa la pena.
Vivi ancora in Georgia o il tuo lavoro ti ha portato a stabilirti altrove?
La maggior parte dei personaggi che interpreto sono spagnoli: Rosina, Preziosilla, Carmen, Eboli, Cherubino ed io, come loro, vivo in Spagna a Barcellona che è una città eccezionale. La Spagna è un paese molto bello e solare ma ci vivo anche per motivi famigliare in quanto mio marito è professore al Pompeu Fabra, una delle università di economia più prestigiose d'Europa. Inoltre per noi georgiani il sole è molto importante e per questo mi trovo bene in paesi come la Spagna e l'Italia.
In Italia stiamo vivendo un periodo di grande insoddisfazione sociale, ancor prima che di crisi economica. Tu come vedi il nostro paese?
Io adoro l'Italia che per me è un paese molto importante. Qualcuno forse non sarà d'accordo ma per me è il paese più bello del mondo e tutti i problemi che ci sono forse non li vedo perchè, non vivendo costantemente qui, mi sfuggono. Però quando mi raccontano dei problemi, ci rimango male come fossi italiana e mi auguro e desidero che l'Italia, un paese così bello e affascinante, possa riuscire a risolverli molto presto.
Direi che hai un carattere forte. Tu come ti descriveresti?
Si, ho il carattere forte ma sono anche molto sensibile.
Quali saranno i tuoi impegni futuri dopo questa Carmen?
Ho in programma tante cose interessanti: a settembre ho un concerto al Berliner Philarmoniker, poi canterò in un Requiem di Verdi. In seguito terrò a Barcellona, nell'ambito del Festival Victoria de Los Angeles la mia prima master class. Poi sarò impegnata con una serie di recital, riprenderò il ruolo di Charlotte nel Werther e sarò ancora Giovanna Seymour. Debutterò nel ruolo di Laura nella Gioconda al Liceu di Barcellona, teatro dove adoro cantare anche perchè è a casa mia ed anche perchè vi ho cantato quando avevo 22 anni e sono sempre molto felice di ritornarci. Infine sarò nuovamente Eboli, Rosina, avrò altre Carmen e canterò in una sinfonia di Mahler diretta dal M° Noseda. Tanti impegni ma l'importante è farli bene.
Grazie per la bella chiacchierata e in bocca al lupo per tutto.
Grazie a voi e crepi il lupo.
Danilo Boaretto