Pochi giorni fa, ho avuto il piacere d'intervistare il bravissimo tenore peruviano Juan Diego Florez, sicuramente uno dei tenori maggiormente richiesti in questo momento da tutti i maggiori teatri d'opera del mondo, questo in virtù delle sue grandissime qualità vocali e interpretative, totalmente al servizio di Rossini e del belcanto. Nonostante dichiari all'anagrafe solamente trent'anni, già tutti i melomani lo conoscono, soprattutto per le eccezionali performance a cui ci ha abituato sin dal 1996 anno in cui debuttò al Festival Rossini di Pesaro. Dal prossimo 8 marzo, sarà al Teatro degli Arcimboldi di Milano per una serie di recite di Italiana in Algeri e sabato 22 marzo gli verrà attribuito a Varese, l'edizione 2003 del prestigioso premio Tamagno. Complimenti Juan Diego!
Cosa l’ha spinta a intraprendere la carriera lirica?
A casa mia, da bambino, ascoltavo mio padre cantante di musica popolare peruviana, durante le sue prove; lui mi piaceva e mi coinvolgeva cantando e suonando la chitarra. In seguito ho voluto approfondire le mie conoscenze di musica e così mi sono iscritto al Conservatorio di Lima senza nessuna intenzione di studiare canto e senza nessuna conoscenza d'opera. Tuttavia in Conservatorio mi sono state impartite le prime lezioni e così mi sono ritrovato studente di canto: tenore.
Nonostante la Sua giovane età ha già diversi anni di carriera sulle spalle. A quando risale il suo debutto ufficiale, dove avvenne e con quale opera?
In realtà ho avuto diversi debutti. Il primo nel 1994, da studente frequentante il Curtis Institute di Philadelphia cantando nei "Capuleti e Montecchi". Il secondo, quando venni pagato per la prima volta, sempre nel 1994 al Festival di Gerace nell'opera di Martin y Soler "Il tutore burlato". Di quest'edizione esiste un cd edito da Bongiovanni. Ma ad essere precisi, in quell'occasione ero ancora uno studente, infatti mi diplomai al Curtis nel 1996.
Quello che io considero come mio debutto ufficiale, dal quale è partita la mia carriera, è la partecipazione del 1996 al Festival di Pesaro con Matilde di Shabran.
Dove si è formato tecnicamente, in Perù o in Italia e con chi?
In Perù, mi diede delle buone lezioni tra il 1990 ed il 1993, il M° Andres Santa Maria, direttore del coro di Lima (del quale feci parte anche come solista).
In seguito m'iscrissi al Curtis di Philadelphia dove imparai molte cose ma non molto in quanto a tecnica vocale, infatti cambiai diversi insegnanti non trovandomi a mio agio con quanto mi insegnavano.
Nel '94 a Lima, fortuitamente feci un'audizione con il M° Ernesto Palacio e da lì nacque una proficua collaborazione. Lui mi fece capire la mia vera natura vocale (all'epoca alquanto ingolfata) e mi seguì dandomi consigli sia di persona in Italia (diverse volte) piuttosto che al telefono o anche sfruttando l'invio tramite corrispondenza di nastri registrati che il maestro provvedeva ad ascoltare e sui quali mi correggeva.
Dal 1996, quando mi sistemai in Italia, ho studiato con lui tutte le opere che ho cantato.
I suoi consigli hanno sempre avuto come massimo obiettivo, il raggiungimento del migliore rendimento musicale, passando ovviamente, attraverso il dominio della propria voce.
Durante gli studi, il M° Palacio mi diceva cosa non gli piaceva suggerendomi le soluzioni, forte dalla convinzione che solo rispettando la voce dell'allievo si possono raggiungere dei risultati e conscio che non esiste un'unica soluzione giusta per tutti. In questo senso mi ha responsabilizzato molto alla ricerca della soluzione più adatta alla mia voce e penso che questa sia la miglior forma di studio.
Ha compreso sin dall’inizio che il Suo repertorio più adatto fosse quello del tenore lirico-leggero specialista nel repertorio rossiniano?
Non nascendo in Italia l'opera per me era praticamente sconosciuta e così sono cresciuto senza il desiderio di cantare i ruoli più popolari (che poi sono quelli del tenore lirico). In Perù cantai molto le arie antiche che mi servirono parecchio per amare veramente la musica. In America volevano che cantassi in maniera più lirica, arrotondando i suoni, forse perché il repertorio rossiniano rimane sempre un mistero per molti e forse non completamente apprezzato. Solo quando conobbi Palacio e quindi grazie a lui riuscii a capire quale era il mio vero repertorio e cosa dovevo mettere in atto per cantarlo bene. E' vero che nasco come tenore rossiniano ma canto ugualmente Bellini e Donizetti, in generale il bel canto.
Se avesse avuto una vocalità diversa, quale ruolo Le avrebbe fatto piacere cantare?
Provo solo ad immaginare perché come ho detto prima, non sento queste tentazioni... forse.... Manrico del Trovatore.
Quale ruolo, tra quelli attualmente nel Suo repertorio, le dà maggiori soddisfazioni?
Diciamo che con la Cenerentola ottengo buone soddisfazioni, considerando anche che non canto molto in quell'opera. Con il Barbiere posso provarmi anche scenicamente e con l'ultima aria diciamo che compenso il lavoro di un ruolo molto lungo. Mi piace molto anche Le Comte Ory oppure La Fille du Regiment ed ho avuto particolare piacere cantando ne Il Cappello di paglia di Firenze.
Ha qualche modello di riferimento stilistico o tecnico tra i grandi tenori del passato?
Normalmente io apprezzo molti cantanti. Per me i primi due sono Kraus e Pavarotti, ma apprezzo molto anche Domingo e Corelli.
E’ Sua intenzione attenersi scrupolosamente al Suo attuale repertorio oppure, conoscendosi, prevede di avventurarsi in futuro in altri ruoli più lirici? Può anticiparci i suoi prossimi debutti in nuovi ruoli?
A me piace molto il repertorio che faccio, i miei impegni (fino al 2008) sono pieni di Barbiere, Cenerentola, Italiana, Fille du regiment, Donna del lago, ecc, per allargare a poco a poco il mio repertorio, così nel 2004 debutterò Puritani e nel 2005 Elisir d'amore.
Può anche capitarmi di non aver più voglia di tornare su ruoli già debuttati come mi sta succedendo con il Falstaff oppure il Gianni Schicchi essendo entrambi piuttosto corti e senza grandi soddisfazioni.
Ti senti responsabilizzato dal fatto che tutti (o quasi) ti additino come il simbolo delle nuova generazione di cantanti d'opera?
In realtà é qualcosa che mi giunge nuovo e mi lusinga. Certamente il fatto che abbia da poco compiuto i trenta anni contribuisce a rendermi molto visibile, soprattutto agli occhi di tanti miei coetanei.
Hai mai ricevuto proposte per fare qualcosa di diverso dall'opera, per esempio TV?
Ricevo delle offerte per mille cose diverse, dai film al musical. A me interessa solo il mio lavoro come cantante d'opera.
Per ragioni lavorative lei ora risiede in Italia. Come si trova, cosa le manca maggiormente del suo Paese e perché ha deciso di vivere a Bergamo?
In Italia mi sento come a casa mia anche se del Perù mi manca un po' la musica e la cucina. Sono venuto ad abitare vicino a Bergamo perché il M° Palacio vive lì. Abitando vicini lui riesce ad essermi di aiuto per la gestione di tante cose, in quanto io manco spesso da casa per lunghi periodi.
Una domanda un po’ fuori dai canoni: notoriamente la Sua è un’attività molto impegnativa. Riesce a ritagliarsi degli spazi per sé stesso? Quando non canta, cosa fa Juan Diego?
Il M° Palacio dice sempre che ho una grande qualità, quella di non lasciarmi assorbire totalmente dal lavoro. Riesco a trovare piuttosto facilmente degli interessi che mi rilassano.
Mi piace molto il calcio e appena posso seguo le partite alla tv, mi piace molto la buona cucina; ultimamente mi sono entusiasmato anche orchestrando diversi pezzi musicali peruviani che includo nei miei concerti, inoltre suono molto il pianoforte.
E' vero che è interista?
Assolutamente, SI!
Danilo Boaretto