Jacopo Spirei è un giovane e talentuoso regista italiano che dopo essersi affermato all'estero, raccogliendo importanti successi soprattutto in Germania e Austria, sta ottenendo la meritata attenzione anche all'interno dei patrii confini. Sarà infatti impegnato nella regia de “Gli equivoci nel sembiante” di Alessandro Scarlatti, opera che andrà in scena il 21, 23 e 27 dicembre nell'ambito del neonato Festival Purtimiro al Teatro Rossini di Lugo di Romagna.
Quando e da cosa nasce il tuo interesse per l’opera lirica?
Il mio amore per la lirica nasce un po’ per caso. A casa mia si sentiva molta musica classica e la passione per questo genere musicale l’ho ereditato dai miei genitori. Tuttavia da ragazzo ero un fan del metal più duro; facevo anche il manager di una band rock e fu proprio il cantante di questa band che mi portò a vedere la mia prima opera e mi procurò anche il mio primo lavoro da assistente.
Da studente ad assistente alla regia, fino a diventare un affermato regista di opera lirica a livello internazionale. Come hai vissuto questi cambiamenti?
Li ho vissuti come una grande cavalcata, per molti versi assurda, ma anche terrificante ed emozionante; non cambierei niente di quello che ho fatto... rifarei assolutamente tutto.
Il tuo percorso professionale è partito dall'estero: ci racconti un po' come hai iniziato?
Ho iniziato lavorando gratis per un regista americano che teneva una masterclass per cantanti. In seguito sono andato a Londra per alcuni mesi a fare l’assistente volontario, mi ero fatto prestare dei soldi per sopravvivere, ma ricordo che i soldi per la cena li investivo in biglietti scontati per il teatro. In quei mesi ho visto di tutto, tantissima opera soprattutto alla English National Opera.
Dormivo in un ostello con altre venticinque persone nella stessa camerata con un solo bagno e dovevamo tenere i bagagli chiusi col lucchetto per non farceli rubare: è stata un’esperienza molto “formativa”!
La tua esperienza artistica è maturata accanto ai nomi più prestigiosi dell'opera lirica: da chi hai appreso maggiormente?
Ho assistito molti bravi registi, ma la mia vita è stata segnata dal lavoro con Graham Vick con cui ho collaborato per quasi quindici anni, all’inizio da semplice assistente e poi sempre più coinvolto a livello creativo nei suoi spettacoli... anche a Birmingham; insieme abbiamo condiviso molte esperienze e spettacoli giganteschi, oltre che sempre al limite, imparando moltissimo.
Quali sono state sino ad oggi le tue esperienze principali in Italia?
Da assistente ho lavorato molto in Italia, da regista decisamente meno ma ricordo una splendida esperienza fatta a Sassari per un “Così fan tutte” a cui sono molto affezionato.
Hai vinto un importante premio come migliore regia d'opera a Salisburgo per la stagione 2012/2013. Ce ne parli? Cosa ha significato per te questo premio?
Ovviamente i premi fanno piacere, anche se non gli si dovrebbe dare molta importanza; questo però è un premio assegnato dal pubblico, per cui ha un valore particolare... è un modo per capire che quello che sto facendo ha un senso.
Con quale criterio ti accosti agli aspetti scenici dell’opera? Ritieni sia fondamentale attualizzarne l'ambientazione oppure si può fare una buona regia anche con delle scene fedeli al libretto?
Affronto un’opera sempre partendo dallo spartito, senza idee preconcette, cercando di capire cosa il compositore e librettista volessero dire con la loro opera e proseguo da lì. Ovviamente anche se inconsciamente agisco da filtro e, quando possibile, distillo ed elaboro con i dovuti tempi. Questo tipo di lavoro può portare ad allestimenti di ogni genere, in nessun metodo preconfezionati. Infine, quando ho deciso che tipo di spettacolo ho intenzione di fare, procedo. La questione della fedeltà al libretto meriterebbe una discussione a parte: diciamo che c’è un modo letterale di esservi fedele e un modo profondo e complesso.
Qual è il tuo metodo per la preparazione di una nuova regia?
Lavoro, lavoro e lavoro: tante tantissime ore di prove. Per me non esiste altro metodo. Si va in sala e si lavora fino a che non si trova qualcosa: una traccia, un filo e poi lo si segue per scoprire dove ci porta.
Quali sono gli ostacoli che un regista incontra maggiormente lavorando con un cantante lirico?
Nessun ostacolo! Lavorare con i cantanti è un privilegio che non scambierei con nessun altro. L’opera, come forma d’arte, è di per se straordinaria, ma è solo attraverso i cantanti che può prendere vita e solo loro sanno come trasformare il lavoro del direttore, unitamente al mio, in un evento unico e irripetibile.
Quali sono le differenze principali che riscontri tra il lavorare all'estero rispetto all’Italia?
Credo che le differenze siano più che altro a livello organizzativo: all’estero si tende a pianificare con molto più anticipo, ma è anche vero che i teatri stranieri hanno la certezza dei fondi che riceveranno. Il sistema produttivo italiano ti permette di stare molto in palco a provare, cosa assolutamente antieconomica ma che semplifica assai il lavoro del regista e migliora la resa finale; purtroppo il metodo produttivo italiano si è rivelato economicamente inefficiente e quindi c’è urgenza di ripensare il sistema ma anche lo spazio che l’opera ha nella società contemporanea.
Hai notato qualche differenza anche nel pubblico tra estero e Italia?
Ci sono differenze culturali profonde, come è giusto che sia, ma ovunque il pubblico è lì che desidera un’esperienza di vita... qualunque nazione sia , qualunque età abbia.
Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
Prossimamente farò la regia di un “Don Giovanni” per San Francisco Opera, poi “Ascesa e caduta della città di Mahagonny” per il Landestheater di Salisburgo, dove l’anno seguente finirò la trilogia di Mozart - Da Ponte con “Le nozze di Figaro”; ho poi alcuni bei progetti anche in Italia che però ancora non posso annunciare, ma di cui sono molto fiero.
Quali sono i tuoi desideri per il tuo futuro professionale?
Il mio desiderio più grande, al quale sto alacremente lavorando da moltissimo tempo, è quello di creare una mia compagnia d’opera; non posso aggiungere molto altro perché è tutto in divenire, ma presto spero di avere delle belle novità in proposito.
Dove vivi?
Vivo a Firenze, vicino allo Stadio.
Cosa ami fare nel tempo libero?
Appena posso vado a vedere una partita della Fiorentina... l’altra mia grande passione nella vita.
Grazie per la disponibilità e in bocca al lupo per i tuoi prossimi impegni.
Grazie a voi e un saluto a tutti gli amici di OperaClick
Danilo Boaretto