In un decennio di carriera Eleonora Buratto si è guadagnata con gran merito una posizione di rilievo sui più prestigiosi palcoscenici internazionali. In vista di nuovi importanti impegni l'abbiamo incontrata e ne è scaturita un'interessante conversazione.
Nel 2009, a soli due anni dal debutto sei già sui palcoscenici del Festival di Salisburgo, Ravenna Festival e dell’Opèra Garnier diretta da Riccardo Muti. Nel 2011 canti al Teatro Real di Madrid, ancora a Salisburgo, Ravenna Festival e per la prima volta al Colon di Buenos Aires. Dal 2011 sino ad oggi la tua carriera non ha avuto rallentamenti in un crescendo di impegni presso i teatri più importanti del mondo – fra cui non mancano la Scala ed il Metropolitan – collaborando con i più prestigiosi direttori. Scorrendo la tua biografia si ha la sensazione di una carriera gestita con grande intelligenza, sia per i ruoli affrontati, sia per la qualità delle produzioni a cui hai preso parte.
Come ti sei creata le prime opportunità che hanno dato il via al tuo percorso artistico?
Ti ringrazio per il complimento sulla gestione della carriera perché è tra quelli che apprezzo di più. Il merito va al mio istinto che mi ha portato verso le scelte giuste, suggerendomi di lasciarmi anche guidare e consigliare da persone di fiducia. Ad esempio, non è stata una mia iniziativa l'iscrizione al conservatorio, ma del direttore del coro in cui cantavo! Non è stato un percorso cercato e voluto fin dall'inizio, quindi credo anche che il destino mi abbia messo su questa strada.
C’è qualcuno che più di altri ti ha dato un aiuto fondamentale?
Ci sono tanti grazie da dire. I due più importanti sono per la mia attuale vocal coach, Paola Leolini, con la quale ho costruito e consolidato la mia tecnica e ragionato accuratamente sui ruoli e per il Maestro Muti che dal 2009 mi ha dato e continua a darmi opportunità e fiducia.
Che ruolo ha avuto la tua famiglia nella scelta di intraprendere questa professione?
La mia famiglia ha sempre appoggiato le mie passioni, innanzitutto quella del canto. Quando ho iniziato ad avere i primi successi, si sono trasformati nei miei primi fan. I miei genitori, i fratelli con le famiglie e i miei splendidi nipoti mi seguono ogni volta che possono.
Quali sono state le difficoltà maggiori che hai dovuto affrontare durante i tuoi primi anni da professionista?
Beh, da giovane si sente molto il peso delle difficoltà finanziarie che sono un po' comuni a tutti noi. All'inizio non si guadagna molto e nemmeno con continuità, quindi raggiungere l'indipendenza economica non è facile... tante spese, affitti, hotel, viaggi, lezioni di canto, pianisti, mangiare spesso fuori, audizioni... La gavetta, a cui dopo guardi con tenerezza e orgoglio se, come nel mio caso, ha dato i suoi frutti.
Quale criterio hai utilizzato per la scelta dei ruoli che hai portato in scena in questo primo decennio di carriera?
All'inizio ho accettato quello che c'era, spesso ruoli comprimari. È giusto così! Ma ho rispettato la mia voce, rimanendo su un repertorio di lirico-leggero. Poi, con lo studio e una mia naturale maturazione fisica, la voce è mutata in lirico, quindi ho avuto la fase di transizione di repertorio rinunciando a poco a poco a dei ruoli a me molto cari come quelli di Norina e di Adina. Così come ho lasciato il ruolo di Susanna per cantare la Contessa e quello di Nannetta per Alice.
Come ho premesso pocanzi hai lavorato sempre con grandi direttori in produzioni di prestigio; quanto è stato importante per la tua formazione e crescita professionale?
Direi che è stato importantissimo! Mi hanno aiutata a crescere come artista e come musicista. Il loro talento e la loro autorevolezza infondono coraggio e responsabilità a tutti coloro che hanno l'opportunità di lavorarci. Direi soprattutto responsabilità, hai l'onore di partecipare a un progetto musicalmente straordinario, per il quale si è messo in moto un meccanismo fatto anche di grandi e diffuse aspettative e vuoi essere all'altezza della sfida.
Quali sono stati gli impegni che, dal tuo punto di vista, hanno segnato una svolta fondamentale nella tua carriera?
Ci sono tre produzioni che hanno segnato una svolta importante. La prima è stata quella de "I due Figaro" di Mercadante diretta da Muti a Salisburgo, ma soprattutto la successiva ripresa al Teatro Real di Madrid. Poi "Simon Boccanegra" a Roma, ancora diretta da Muti: è stata importante per la mia crescita vocale, lo stimolo giusto e al momento giusto per fare il cambio di repertorio. La terza è la produzione de "Il viaggio a Reims" ad Amsterdam, un'esperienza fantastica, un ruolo, quello di Corinna, che mi calzava a pennello, una regia (di Michieletto) che ha fatto epoca e le recensioni lusinghiere. Al "Viaggio" debbo anche la conferma del mio contratto al Metropolitan, visto che arrivò subito dopo.
Quale è stata la produzione o addirittura la recita, che ti ha donato le maggiori emozioni?
Considerando che ogni ruolo è sempre stato desiderato e scelto col cuore, è difficile rispondere. Forse potrei mettere al primo posto ex aequo Corinna ad Amsterdam e Norina (che fu anche la mia ultima Norina) al Metropolitan. Ma la mia prima Mimì a Barcellona dove la mettiamo? Una recita sì, la ricordo bene. Cantavo Micaela al San Carlo, inaugurazione 2015 diretta da Zubin Mehta. L'applauso dei napoletani, quando c'è, è speciale. Quando uscii per raccoglierlo mi lasciai andare ad un pianto che non dimenticherò mai più, tanto fu dolce. Ci sono le foto di quella mia emozione e sono tra quelle che mi sono più care.
Emozioni e stato d’animo che provi nel momento in cui entri in scena?
Ogni volta che devo entrare il cuore accelera i suoi battiti e devo prendere lunghi respiri, l'emozione è molto forte, ma varia da recita a recita e da produzione a produzione... Poi prego e mi dico "stai facendo ciò che ami!", mi faccio un sorriso e via!
Fra i ruoli sin qui debuttati qual è quello che senti più vicino alla tua sensibilità e al tuo modo d’essere?
Sono due, che esprimono al meglio due modi di essere opposti. Alice Ford per la sua natura vivace, la Contessa di Almaviva per quella struggente, tra malinconia e speranza, che la rendono così complessa e così vicina alla sensibilità femminile.
Cosa vuol dire interpretare un ruolo?
Innanzitutto studiarlo in modo approfondito! Comprendere il più possibile l'essenza, saperla rendere attraverso la recitazione e il fraseggio del proprio canto. Farlo diventare il "tuo" ruolo.
Ti è mai capitato, per scelta registica, di dover rendere un personaggio in maniera diversa dal tuo sentire?
Sì certo, ma in quei casi cerco sempre un compromesso che rispetti il volere e la visione del regista e la mia sensibilità. È difficile!
Come valuti la tua professione dal punto di vista dell’impegno e dello stress a cui sei sottoposta?
Non sono tutte rose e fiori come tanti pensano. Certamente la soddisfazione di un fine recita appaga molto, l'affetto del pubblico è un balsamo quando dobbiamo fare i conti con tutto il resto... solitudine, viaggi continui, valigie e tanto rigore per salvaguardare la salute! Ma è uno stress che gestisco volentieri. Amo cantare e amo l'opera.
Cosa provi pensando di aver cantato su palcoscenici tanto importanti?
È un pensiero che mi riempie di gioia e orgoglio. È un pensiero che mi fa stampare un sorriso in volto, ma che mi tiene anche salda e coi piedi per terra, perché significa che ho molte responsabilità e che non devo dare mai nulla per scontato.
Come vorresti far evolvere il tuo repertorio?
Per ora sono soddisfatta di come la mia voce è maturata, non so cosa succederà in futuro (ma me lo immagino e lo desidero). Sicuramente mi impegno a rispettarla e a prendermene cura.
Quali sono i personaggi che ti piacerebbe interpretare nel tuo prosieguo di carriera?
Ci sono molti ruoli che vorrei cantare, con alcuni dovrò essere molto paziente perché richiedono più tempo. Tra i prossimi già fissati ci sono Luisa Miller e Elettra dell'Idomeneo, tra quelli che sto aspettando e desiderando Fiordiligi, Maria Stuarda e Desdemona. Fra qualche anno, Elisabetta di Valois e Leonora.
Quali saranno i tuoi prossimi impegni? Vi saranno nuovi ruoli?
In questo mese di settembre debutto lo Stabat Mater di Rossini nella cattedrale di Toledo, poi sarò Micaela nella Carmen a Madrid e Mimi ad Amsterdam e a Napoli. A dicembre 2018 debutterò al Covent Garden, ma per i debutti di ruoli posso confermarti solo quelli già citati. Per il momento.
Una carriera impegnativa come la tua lascia un po’ di spazio per gli affetti, le passioni, gli hobby, la vita privata? Cosa fa Eleonora nel tempo libero?
Di spazio non ce n'è molto, ma la volontà di averlo te lo fa creare! Amo ricamare a punto croce, leggere (anche se ultimamente ci riesco di meno) e allenarmi in palestra. Per quello che riguarda gli affetti i più sacrificati sono gli amici, perché do precedenza alla mia famiglia e da un anno ho anche un meraviglioso compagno col quale facciamo i salti mortali per stare insieme il più possibile.
Grazie per la piacevolissima chiacchierata.
È stato un piacere. Un saluto a tutti gli amici di OperaClick
Danilo Boaretto