Ascoltammo per la prima volta Anna Maria Chiuri in teatro nel 2005 a Livorno ed interpretava il ruolo della “cieca“ in Gioconda. Da allora l'abbiamo vista impegnata su tanti prestigiosi palcoscenici ravvisando una costante crescita professionale: mai un passo indietro bensì una continua e positiva maturazione artistica. Tra pochi giorni sarà Amneris nell'Aida in scena all'Arena di Verona e sappiamo che nei prossimi mesi affronterà molti importanti impegni.
Buongiorno Anna Maria. Prima di raccontarci dei tuoi prossimi impegni ci piacerebbe conoscerti un po' meglio. Ci diresti come ti sei avvicinata al canto e all'opera lirica?
Ho visto la prima opera integrale nel 1989 mentre studiavo a Parma in conservatorio: Giovanna D’Arco a Bologna con Renato Bruson, Vincenzo La Scola e Susan Dunn diretta da Riccardo Chailly, regia di Werner Herzog. Prima di allora non avevo mai visto nessuna opera. Cantavo in un coro liturgico austriaco non professionista nel mio paese natale, San Candido in provincia di Bolzano. Cantavamo autori sacri e sinfonici tipo Bach, Diabelli, Schubert, Bruckner e Mozart. Inoltre cantavo in un gruppo italiano che faceva anche spettacoli e grazie a loro venni scelta per interpretare la parte della Madre di Gesù in uno spettacolo tratto da La Buona Novella di Fabrizio De Andre’... da li cominciai a prendere lezioni di canto con un ragazzo di Trento che oltre a dirigere un coro studiava canto con quello che poi sarebbe diventato il mio primo maestro al Conservatorio Di Parma, Mauro Uberti.
Sei stata indirizzata ed influenzata da qualcuno?
Molte persone mi apprezzavano per il mio canto: facevo anche piano-bar e quindi avevo contatti con una vasta tipologia di pubblico. La lirica è stata una mia scelta forse per curiosità; mi attraeva molto la possibilità di cantare e recitare... avere la possibilità di incarnare sempre qualche personaggio osservandolo dall’interno, facendolo vivere.
Hai faticato ad educare la tua voce e poter arrivare al debutto professionale, oppure era, per così dire, abbastanza pronta di natura?
Sono fortunata (incrociamo le dita) ad avere un organo vocale duttile e sano. Sulla mia strada ho trovato sempre ottime persone che hanno saputo insegnarmi e trasmettermi la giusta energia e la tecnica per essere ciò che sono adesso. Nel bene e nel male ho saputo destreggiarmi fidandomi delle giuste persone. La mia educazione vocale è comunque ancora in atto ed è bellissimo poter imparare ancora.
Come hai mosso i primi passi nel mondo del teatro: sei passata attraverso i concorsi?
I concorsi sono stati ovviamente un ottimo modo di venire a conoscenza del mondo reale della musica lirica. Vincere o perdere aveva la stessa importanza. Non ho mai vinto un primo premio e sono anche stata eliminata al primo turno. Ho però ho incontrato persone importanti che poi sono rimaste nella mia vita. I concorsi più divertenti sono stati CascinaLirica a Cascina (PI) dove vinsi nella sezione “duetti” con Il Duetto dei Gatti e la Barcarola di Offenbach e conobbi Daniele Rubboli, Francesco Sanvitale, Alberto Del Monaco; Il Concorso Mario Del Monaco dove vinsi il 3° premio e conobbi Gino Bechi; grazie a questo concorso potei partecipare ad una masterclass con Renata Scotto; il Concorso Čajkovskij a Mosca dove vinsi il quarto premio e conobbi Fiorenza Cossotto e Irina Arkipova; il Concorso Pavia Lirica dove fui eliminata subito ma conobbi Magda Olivero; ed infine il Concorso Masini di Reggio Emilia dove vinsi come mezzosoprano (i precedenti concorsi li vinsi come soprano).
Non si può certo dire che ti sei fatta mancare la gavetta. Infatti ci hai sempre dato l'impressione di non voler fare il passo più lungo della gamba. È una sensazione corretta?
Diciamo che il tempo è stato il miglior insegnante. Sono stata fortunata ad avere tempo e possibilità di scegliere e provare più strade. Il mio maestro, colui che per me è stato il più illuminante, Franco Corelli, mi ha trasmesso la pazienza di aspettare e la costanza di continuare a studiare non escludendo mai nessuna possibilità. Tutto per lui doveva essere provato, pensato e maturato. Non è facile aspettare quando tanti ti passano davanti ma penso che alla fine paghi più una preparazione solida: una volta saliti sul treno non ci si può permettere di scendere.
Come si fa a ponderare così bene il proprio percorso professionale?
È un misto di istinto e di razionalità. Amare certi repertori non vuol dire necessariamente poterli affrontare. Provarli è necessario: provare ed ascoltare cosa accade nella pausa successiva quando si può riposare. Se tutto procede senza intoppi si prosegue altrimenti è meglio cambiare direzione. Eseguire tanta musica da camera mi ha aiutata ad affinare la sensibilità ed a misurare l’irruenza vocale. Per me la musica vocale da camera è come “lavorare al tombolo”, ci vuole molta pazienza e tempo; invece l’opera e’ un incontro di boxe, bisogna essere agili e leggeri per durare.
Tanta attenzione nelle scelte professionali ti ha portato oggi ad essere una delle artiste maggiormente apprezzate dai maggiori teatri internazionali. Evidentemente ne è valsa la pena... ma potendo tornare indietro azzarderesti un po' di più?
No, rifarei tutto. Azzardare dà il brivido ma a noi non mancano certo i brividi in scena
Ti è mai capitato di commettere qualche passo falso?
Si certo! Sono i passi falsi che mi hanno fatto capire la strada da percorrere. Quando ero soprano feci un’audizione con Zubin Metha al Maggio Musicale. Mi disse che la voce era carina ma ero “un po’ stonata “. Stonata?! Come una brava ballerina zoppa?! Grazie a quell’incontro con il tempo capii che forse non ero soprano. Fu un bello shock per me. Quando anni dopo Metha mi chiamò per lavorare con lui e mi disse che non ero più stonata... che memoria!
Come reagisci alle critiche?
Penso che qualsiasi critica positiva o negativa, vera o “costruita” debba avere un elemento reale a cui agganciarsi... per trarne vantaggio bisogna capire quale sia l’elemento di aggancio. Per il resto essere su un palco comprende il dover accettare la critica. Altrimenti meglio stare a casa.
Potremmo definirti mezzosoprano verdiano ma dando un'occhiata al tuo curriculum salta subito all'occhio l'estrema poliedricità del repertorio affrontato e quindi etichettarti sarebbe riduttivo. Questa evidente curiosità e voglia di fare cose diverse ce l'hai sempre avuta?
Si ho sempre avuto curiosità e devo dire che è in costante aumento. Il repertorio italiano è meraviglioso e amato in tutto il mondo e possederne la lingua è un grande vantaggio. Essendo nata in Alto Adige però ho avuto la possibilità di studiare la lingua tedesca ed anche il repertorio musicale tedesco è ricco e bellissimo da affrontare. Quando mi trovo davanti a belle musiche non riesco a pensare alle difficoltà: mi innamoro e mi tuffo in un nuovo mondo cercando di apprendere tutto il possibile per dare vita a ciò che ho davanti. È molto stimolante ed è una strada senza fine...
Tra pochi giorni sarai Amneris all'Arena di Verona. È la prima volta che canti nel celebre anfiteatro veronese?
Si è la prima volta. Fino ad ora non ero mai entrata in Arena, neppure per assistere ad uno spettacolo. È bello esserci arrivata.
Amneris è un ruolo complesso sotto tutti gli aspetti che tu hai già cantato molte volte. Come lo senti sulla tua pelle?
Il ruolo di Amneris è bellissimo. Una donna di potere che soccombe all’amore come qualsiasi altra donna innamorata non ricambiata. Amo molto questo personaggio e adoro farlo vivere. Mi diverto molto a cantarlo e non mi stanco mai di affrontarlo. È davvero una gioia per me. Il quarto atto è il più bel regalo che Verdi abbia fatto a noi mezzosoprani.
Qual è la sensazione e l'approccio nel riprendere un ruolo già affrontato parecchie volte in passato?
Ogni nuova produzione di Aida è un nuovo viaggio. Ogni nuova regia è una nuova ricerca di ritrovare Amneris innamorata e gelosa,vendicativa e ferita. I personaggi sono immortali. Sono loro che fanno vivere qualsiasi nuova ambientazione. Ed ogni volta che rileggo la partitura trovo una nuova sfumatura, un punto di vista mai affrontato prima. Mi sento fortunata ogni volta che posso ridare voce ad Amneris
Quali sono i ruoli che non hai ancora affrontato e ti piacerebbe tanto cantare?
Vorrei interpretare Dalila, stratega innamorata annientata dall’amore e dal potere. Venus in Tannhauser, Brangania in Tristano ed Isotta, Die Amme (la nutrice) ne la Donna Senz’ombra di Richard Strauss, Charlotte nel Werther... donne “diversamente” innamorate insomma.
Ci potresti dire qualcosa circa i tuoi impegni futuri?
Quest’estate Amneris mi possiede completamente: dopo l’Arena di Verona sarò in Arena Sferisterio sempre per Aida con la direzione di Riccardo Frizza e la regia di Francesco Micheli. Dopo Macerata sarò in Francia per Requiem di Verdi al Festival La Chaise-Dieu. A fine agosto partirò per Shanghai ancora per Aida all’OperaHause con la direzione di Xu Zhong. A metà settembre al Festival Perosi con la direzione di Renato Renzetti e l’Orchestra del Regio di Torino canterò brani dal Giudizio Universale e Dal Transitus Animae. Poi a dicembre andrò a Pechino per Falstaff con Zubin Metha.
Pro e contro della tua professione?
Questa professione è bellissima ed è una fortuna poterla fare. Studiare, viaggiare è un peso che si sopporta per amore della musica che ti premia sempre se la rispetti. La famiglia è importante ed è un impegno da coltivare con attenzione anche più della carriera. Bisogna essere organizzati e concentrati senza mai perdere di vista che la vita non è solo palcoscenico. Per me è vitale avere un obiettivo.
Fra tanti impegni riesci a trovare il tempo per coltivare qualche hobby?
Mi piace fare attività fisica. Lo spinning mi rende euforica. Adesso sto cercando di imparare a correre. Trovo che sia bellissimo correre.
Dove ti ritiri quando hai bisogno di rilassarti e ricaricare le pile?
A casa...
Grazie per il tempo che ci hai dedicato ed un grande in bocca al lupo per i tuoi futuri impegni.
Grazie a voi e un saluto a tutti i lettori di OperaClick
Danilo Boaretto