La sicurezza tecnica con cui Alexandra Zabala affrontò il ruolo di Corinna nel Viaggio a Reims andato in scena lo scorso anno al Teatro Coccia di Novara colpì positivamente pubblico e critica. Quest'anno il soprano colombiano ha letteralmente stupito cantando nello stesso teatro il ruolo di Aida evidenziando, oltre alla raffinata emissione, una spiccata personalità artistica.
Dopo i successi che hai ottenuto nel corso delle ultime due stagioni al Teatro Coccia di Novara, i nostri lettori desiderano conoscerti meglio: sappiamo che sei colombiana di Bogotá ma quali sono le tue origini?
Grazie Danilo, sono originaria di Bogotà, nata e vissuta lì fino all’età di 19 anni.
Come ti sei avvicinata alla musica?
Sono cresciuta in una famiglia piena di musica. I miei nonni cantavano e suonavano la chitarra, ballavano anche molto bene; ho dei ricordi d’infanzia meravigliosi passati con loro, durante i fine settimana, nel corso delle famose “tertulie” musicali, incontri di tradizione spagnola dove si suonava e si parlava di musica. Successivamente, a sedici anni, sono entrata in Conservatorio ed a diciannove anni ho ricevuto una borsa di studio per venire in Italia grazie al M° Luciano Pavarotti il quale mi scelse per partecipare al suo concorso “Pavarotti Competition” a Philadelphia.
Non è comune incontrare cantanti lirici colombiani. Dove nasce la tua passione?
È vero, siamo in pochi! Ho sempre cantato musica tradizionale sudamericana e suonato la chitarra sin da piccola. Mi sono avvicinata al genere operistico quando la mia Maestra di Conservatorio, Carmina Gallo (soprano colombiano famoso anche qui in Italia nel periodo '60 - '80) mi propose di entrare nel Coro Filarmonico di Bogotà. Lì iniziai a conoscere il repertorio classico ed a capire che era la vera sfida della mia vita, ma soprattutto che era nato un amore totale e puro.
Il tuo canto è sempre privo di forzature e la voce corre libera sul fiato: quali sono stati gli insegnanti che hanno contribuito maggiormente alla tua formazione tecnica?
Ogni insegnante avuto durante il mio percorso ha contribuito a suo modo ad arricchire la mia tecnica: penso alla raffinatezza di Carmina Gallo, all’immensa sapienza di Luisella Ciaffi, ai legati infiniti ed al canto sul fiato di Paolo Washington; ma credo che la cosa più importante sia stata la ferma volontà di rispettare la mia natura esaltandola, valorizzandola e soprattutto non forzandola. Se provo stanchezza dopo un’aria cerco di capire il perché; se percepisco della tensione ci ragiono sopra… perché si canta anche con la voce ma prima ci vogliono orecchio e testa.
La nostra prima recensione in cui apprezzavamo il tuo stile e la tua raffinata tecnica risale ad una decina di anni fa: eri Ismene in un Mitridate re di Ponto messo in scena a Rovereto. In seguito hai affrontato, sempre con esiti positivi, parecchi ruoli forse un po’ sottodimensionati per le tue qualità, sino alla svolta operata lo scorso anno con il ruolo di Corinna e pochi giorni fa con Aida. La cautela con cui hai affrontato questo decennio di carriera è stata una tua scelta oppure hai faticato a far comprendere sino in fondo le tue reali potenzialità?
Direi tutte e due le cose. Ho dovuto per un certo periodo di tempo rallentare il lavoro per un problema di salute di una persona a cui tengo molto ed inevitabilmente questa situazione ha penalizzato un po’ la mia attività lavorativa. L’altro grosso problema è stato quello di trovare un’agenzia valida che, come ben dici, sappia comprendere fino in fondo le mie reali potenzialità. La ricerca è stata un po’ faticosa per un soprano che sulla carta è “lirico belcantista”, perché ce ne sono tanti e tutti di buon livello.
C’è un antico detto popolare italiano che recita: “chi va piano va sano e lontano”. Quindi l’aver fatto esperienza senza fare il passo più lungo della gamba, ti ha dato modo di maturare ed acquisire sempre maggiore consapevolezza delle tue capacità. Sei d’accordo con questa considerazione?
Sono fermamente convinta che lo studio ed il lungo percorso di approfondimento vocale mi abbia ripagata di tutto. Il poter essere liberi di affrontare con sicurezza e credibilità ruoli che vanno anche un po’ al limite della propria vocalità è un lusso ed un vanto; un traguardo che è l’inizio di un percorso interpretativo successivo a quello tecnico, purtroppo ad oggi non accessibile a tutti... perciò sono d’accordissimo con la tua considerazione!
A questo punto della tua carriera, quali sono i ruoli che ti piacerebbe cantare?
Adoro i ruoli mozartiani: Donna Anna, Fiordiligi, Contessa, un certo Rossini serio ad esempio Guglielmo Tell; ovviamente i ruoli belcantistici: penso a Maria Stuarda, Bolena (più avanti, perchè no?) senza dimenticarmi di Verdi e Puccini: Liù, Mimi, ma anche Micaela e un certo repertorio dell’Opera lyrique Francese ottocentesco, come Marguerite del Faust e Leila ne Les pecheurs de perles... la lista proseguirebbe ma ci dilungheremmo troppo (ride).
Aida per ora finisce in archivio?
Beh, l’apprezzamento è stato tale che se si ripetessero le stesse condizioni e la stessa visione intimistica la rifarei con immenso piacere. Sarebbe un peccato archiviare una visione interpretativa che ha avuto un tale successo e che, in qualche modo, ha fatto rinnovare un personaggio cosi gettonato come quello di Aida in modo così efficacemente diverso.
Cosa hai provato in queste settimane a ricevere così tanti complimenti? Te ne sono arrivati anche dalla Colombia?
Mamma mia! Mi credi che ancora dormo poco la notte a causa dell’adrenalina? Un mio carissimo amico l’altro giorno mi diceva che quando le critiche confluiscono cosi numerose negli stessi concetti, dicendo le stesse cose (e accade poche volte), l’artista ha centrato veramente il personaggio. Non c’è gioia più grande che pubblico e critica abbiano capito in sinergia chi sono sul palcoscenico.
Hai un compositore che prediligi più di altri?
Adoro Mozart perché per me rappresenta la sfida più grande. C’è una linea sottile che divide un’interpretazione mediocre da una sublime. Far emozionare il pubblico con la sua raffinatezza ed eleganza non è semplice, ed a me non piace vincere facile (ride di gusto).
Hai qualche punto di riferimento tra i celebri soprani del passato?
Ho tutti i dischi della Gruberova e della Caballé, le loro dinamiche nel canto sono fonte di insegnamento inesauribile! Ho incontrato di persona la Sig.ra Caballé nel 2008 ed è stata una delle esperienze più belle della mia vita! Adoro anche Renata Scotto, la sua dizione per me è imbattibile.
Cosa desideri per il tuo futuro artistico?
Lavorare e crescere, crescere e lavorare…
Pregi e difetti della tua professione?
L’arte del canto teatrale è una delle più elevate forme di sublimazione della propria anima... ma allo stesso tempo l’arte è effimera, noi cantanti sacrifichiamo la nostra vita dietro a pochi istanti sul palcoscenico. Il difetto maggiore di questa professione è quella di farci vivere certe volte al di fuori della vita vera. La continua ricerca della bellezza e l’ansia di perfezione possono facilmente farci smarrire all’interno di un’ideale che non raggiungeremo mai… bisognerebbe equilibrare la propria esistenza, arricchirla continuamente di vita vera e di cose semplici; bisogna analizzare e capire, radicarsi nel mondo reale per poter essere più forti e di aiuto persino di conforto agli altri. Far fruttare la propria arte non solo per il nostro compiacimento personale ma per migliorare il mondo degli altri a volte cosi superfluo e banale.
Cosa ti sarebbe piaciuto fare se non avessi fatto la cantante lirica?
Lo faccio già. Insegno canto da quindici anni. Adoro sentire cantare un’aria antica ad un giovane che fino al giorno prima cantava solo canzonette commerciali sentite alla tv. Amo sentire i giovani parlare di Mozart, oppure della raccolta del Parisotti come un qualsiasi altro argomento quotidiano della loro vita. È una soddisfazione diversa da quella che hai sul palcoscenico ma ugualmente appagante.
Dove vivi?
A Torino, da 21 anni… la trovo stupenda!
Come ti trovi in Italia?
Sono più gli anni che ho vissuto in Italia di quelli passati nel mio Paese d’origine. Amo smisuratamente questo Paese con tutti i suoi pregi e difetti, qui si respira arte e cultura, come non accade nel resto della terra… se soltanto gli italiani tutti se ne accorgessero.
Cosa ami fare nel tempo libero?
In realtà ne ho poco ma adoro dedicarmi agli amici, mi piace tanto viaggiare (le crociere ahimè le amo) mi piace leggere e data la mia spiccata sudamericanità mi diverto a ballare (ride)
Vi sono molti nostri lettori che non sono riusciti a sentirti a Novara che attendono impazienti di conoscere quale sarà il tuo prossimo impegno. Ci potresti anticipare qualcosa o la pentola sta ancora bollendo?
Sono ripartita l’anno scorso perciò la mia agenzia sta lavorando e organizzando un calendario. Tre cose interessanti bollono in pentola ma non a brevissimo, parliamo di primavera prossima e inizio stagione 17/18 per cui preferirei al momento non dire nulla.
Ci prometti che non appena saprai quale sarà la tua prossima destinazione artistica i lettori di OperaClick saranno i primi ad essere avvisati?
Sarete i primi a saperlo, grazie per il vostro affetto!
In bocca al lupo Alexandra!
Danilo Boaretto