Alessandra Volpe è uno fra i mezzosoprani che si sono maggiormente distinti nelle ultime stagioni sui più importanti palcoscenici nazionali e internazionali. Ora, in vista del prossimo debutto nel ruolo di Romeo de I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini, al Teatro São Carlos di Lisbona, abbiamo pensato di conoscerla meglio facendoci raccontare del suo passato, del presente, ma anche degli altri interessanti impegni che affronterà nel corso di questo impegnativo 2018.
Ci diresti come ti sei appassionata alla musica ed in particolar modo all'opera lirica?
Ho iniziato ad amare la musica sin da piccina. Quando avevo 5 anni ho iniziato a studiare pianoforte e, quando ne avevo 6, mia madre m’iscrisse ad un concorso canoro dove mi esibì con “Romagna mia”. Negli anni ne ho fatti tanti altri fino ad arrivare in finale a Castrocaro. Dopo di ché, all’età di 19 anni, il mio maestro di pianoforte del conservatorio, mi presentò quella che sarebbe stata la mia insegnante di canto per tutto il corso di studi, e da lì iniziai un nuovo percorso, abbandonando definitivamente la musica leggera.
Come ti sei avvicinata a questa professione? Qual è stata la scintilla?
La scintilla ha tardato un po’ ad arrivare, volevo terminare il diploma in pianoforte prima di dedicarmi ad altro ma, al termine del corso di studi, m’iscrissi alla classe di canto. Mi sono avvicinata alla lirica in maniera del tutto casuale, non era nei miei piani ed, emesso il primo...forse il secondo vagito, me ne innamorai perdutamente!
Quali sono le difficoltà maggiori che hai dovuto superare per poter raggiungere la necessaria maturità che ti ha consentito di debuttare in teatro e cosa ricordi della tua prima esperienza artistica?
Io sono sempre stata una persona molto timida e l’idea di stare su un palcoscenico mi terrorizzava. La prima esperienza in un’opera fu nel ruolo di una prostituta, vestita in maniera molto molto succinta...avevo una minigonna inguinale, guêpière e calze a rete. Fù un’esperienza dapprima molto forte, ma che mi aiutò a sbloccarmi.
Se non andiamo errati, i tuoi primi ruoli furono legati al repertorio rossiniano; inizialmente quelli più piccoli e successivamente primi ruoli come Rosina nel Barbiere e Isabella nell'Italiana in Algeri. Ritieni che l'aver affrontato Rossini sia stato utile per la tua crescita? E se si, in che cosa ti ha giovato?
La prima volta che ho affrontato un primo ruolo rossiniano, è stato con Isabella ne L’italiana in Algeri. Non ho mai avuto una voce particolarmente agile ed ho dovuto studiare tantissimo per riuscire ad affrontare le agilità in maniera corretta. Rossini è un passo importante che non si dovrebbe mai tralasciare poiché insegna il legato che è alla base del belcanto.
Dopo qualche anno hai iniziato a cambiare repertorio e Carmen è stato forse il ruolo di svolta. Come è avvenuta questa evoluzione?
Per me è stata un’evoluzione spontanea. Ho sempre avuto una voce lirica ed il passo è stato assolutamente necessario. Quello di Carmen è uno dei ruoli che ho interpretato di più e che porto nel cuore, ma cerco sempre di non abbandonare Mozart, che ritengo una vera scuola di canto, ed il belcanto tutto.
A giudicare dal numero di produzioni che hai affrontato, ci vien da pensare che sei piuttosto affezionata a Carmen. Sbagliamo?
No, affatto! Ho vestito i panni della sigaraia sivigliana in 7 produzioni, una di queste alla Opernhaus di Zurigo per la quale sono stata chiamata la sera prima. Sono arrivata in teatro alle 16 ed alle 20 ero in scena. All’apertura del sipario per gli applausi, c’è stata una standing ovation e, solo in quel momento, si è sciolta la mia tensione. È un personaggio che si avvicina molto a ciò che io sono realmente, fragile ma pronta a tutto per ciò in cui credo!
Osservando il tuo repertorio, affiancato alla tua strepitosa bellezza, ci sorge spontaneo accostarti ad Anna Caterina Antonacci? Prima Carmen, poi Elvira nel Don Giovanni, recentemente La Ciociara di Marco Tutino ed ora Romeo ne I Capuleti e i Montecchi che debutterai il 14 aprile al Teatro Nacional de São Carlos a Lisbona. Che ne pensi?
Anna Caterina è un’Artista eccezionale che ho sempre avuto ad esempio. Abbiamo lavorato assieme nella splendida opera di Marco Tutino, ed ho avuto conferma di ciò che ho sempre pensato. Molti sono i ruoli che ci accomunano, nonostante la nostra vocalità non sia del tutto simile.
Se ti chiedessimo di descrivere la tua vocalità?
Ho una vocalità particolare; la mia voce ha un timbro molto personale ed è molto estesa; questa caratteristica mi consente di affrontare con facilità tutto il repertorio belcantistico che spesso insiste su tessiture molto acute. Mi piace molto anche lo studio, la ricerca, la sperimentazione, per cui adoro affrontare la musica più “insolita”, più ricercata e meno eseguita, opere contemporanee e ruoli che possono essere considerati “ibridi” tra la vocalità del mezzo e quella del soprano. Ho grande amore per i lunghi legati, per i ruoli drammatici e passionali, quelli in cui far emergere al meglio la mia natura “meridionale”. Insomma direi che la mia vocalità rispecchia il mio gusto...o viceversa. Da Mozart al ‘900 purché affrontato con rispetto, intelligenza e tanto studio.
Il tuo più bel ricordo da quando calchi i palcoscenici?
Quando debuttai ne l’Italiana in Algeri per l’As.Li.Co. quello che oggi è mio marito, mi aspettava, tra un atto e l’altro, nel camerino con due coppe di champagne ed un anello in una di esse, e mi chiese di sposarlo.
La tua oggettiva bellezza ti ha agevolato o ti ha creato problemi?
Come tutte le medaglie ha il suo rovescio. Essere brava è fondamentale, essere tenace anche, avere un bell’aspetto e curarsi molto può aiutare ma non deve mai diventare una priorità sullo studio e sulla musica.
Cosa ti piacerebbe cantare in futuro... qualcosa che per ora sia ancora a livello di puro desiderio?
Fino a qualche settimana fa, avrei detto I Capuleti e i Montecchi, ed ora si sta realizzando. Certamente i ruoli che vorrei cantare sono diversi. Alcuni fra questi sono certamente Dalila e Charlotte. Amerei molto anche affrontare ruoli più “desueti” come Alceste di Gluck o Fedora di Giordano o ancora Voix Humaine di Poulenc o Marguerite nella Damnation di Faust di Berlioz… (sempre quindi senza schemi o barriere temporali!). Tutti quei personaggi che considero molto vicini al mio temperamento ed in cui, con uno studio accurato, sono certa che la mia vocalità renderebbe al meglio.
E cosa invece hai già in programma?
Immediatamente dopo il debutto del ruolo di Romeo, sarò a Cagliari con la mia prima Santuzza in dittico con Sancta Susanna di Hindemith. Dopo di ché il mio debutto pucciniano in Edgar dove vestirò i panni della zingara Tigrana ed, alla fine di quest’anno, sarò Eboli.
Sappiamo che hai due splendidi figli: come fai a conciliare la carriera con la famiglia?
Penso che la mia famiglia sia la mia forza. Abbiamo avuto momenti molto impegnativi, ma ho la presenza costante di mio marito che si occupa di loro quando io sono lontana od impegnata nello studio...siamo un team!
Riesci anche a ritagliarti del tempo libero? Hai qualche hobby e qualche passione extra-musicale?
In quest’ultimo periodo non ho avuto molto tempo libero, solo quest’anno ho avuto ed avrò 8 debutti, uno di seguito all’altro, e quasi tutto il mio tempo libero era, ed è, dedicato allo studio. Sì, ho diversi hobbies, uno dei quali è la cucina...sono un’ottima cuoca, da buona pugliese, mai tralasciando lo sport; quando sono a casa, sono sempre in movimento, podismo o bicicletta.
Grazie per la bella chiacchierata e in bocca al lupo per il prossimo debutto nel ruolo di Romeo.
Crepi il lupo e grazie a voi. Un saluto a tutti gli amici ed i lettori di OperaClick!
Danilo Boaretto