Autunno Musicale Trevigiano, 9 ottobre-22 dicembre 1974, “Giacomo Puccini e le sue opere”: in un teatro di provincia di media importanza, nel giro di due mesi, si compie il miracolo dell’esecuzione integrale delle opere di Puccini nel cinquantenario della sua morte, con tre o quattro repliche per ognuno dei titoli.
Tra un centinaio di solisti spiccano nomi di assoluto livello, come Ghena Dimitrova, Maria Chiara, Alida Ferrarini, Gian Giacomo Guelfi, Giuseppe Giacomini, tra i registi Filippo Crivelli, Beppe De Tomasi, Attilio Colonnello, tra i direttori, impegnati in più titoli, Nino Sanzogno, Maurizio Arena, Armando Gatto.
Per ogni opera ci sono conferenze introduttive di musicologi e critici musicali: Roman Vlad, Leonardo Pinzauti, Rodolfo Celletti, Lorenzo Arruga, Fedele D’Amico. In più, dibattiti e tavole rotonde dedicate a Puccini.
Altri tempi, altre idee, insomma.
Il maestro Armando Gatto, oltre ad essere uno dei direttori d’orchestra, fu l’artefice e il direttore artistico di questa impresa unica e meritoria, di cui andava giustamente fiero.
Oggi mi trovo a sfogliare con una certa emozione i 9 accuratissimi libretti di sala dedicati all’evento pucciniano che generosamente mi donò, perché il destino ha voluto che proprio nella ricorrenza della morte di Puccini, il 29 novembre scorso, il maestro Gatto abbia lasciato questo mondo.
Nato nel 1928, pianista, allievo ed assistente di Antonino Votto e Tullio Serafin, il maestro Gatto ha avuto una lunga carriera da direttore d’orchestra, abbracciando un repertorio vasto che partiva dal belcanto fino ad arrivare al novecento italiano.
Molti grandi nomi della lirica degli ultimi decenni del secolo scorso hanno cantato con lui, (ricordiamo ad esempio le incisioni di Medea, Gemma di Vergy e Madama Butterfly con Monserrat Caballè), ed è stato un direttore di assoluto riferimento per il balletto, come testimonia la frequente collaborazione con Carla Fracci e Rudolf Nureyev.
Invitato spesso alla Scala per dirigere opere e soprattutto balletti, negli anni novanta il maestro Gatto ha dato il suo prezioso contributo anche come docente dell’Accademia nei corsi per maestri collaboratori e artisti del coro.
Dai chi, come me, è stato suo allievo, emerge il ricordo di un professionista scrupoloso, serio, attento al dettaglio teatrale e allo stile di canto secondo la migliore tradizione italiana, unito ad una rara sensibilità paterna per gli studenti, mai sbandierata, ma sempre presente e percepita da tutti.
Molte persone del teatro, dal corpo di ballo ai musicisti alle maestranze, ne ricordano ancor oggi lo stile, la signorilità, l’immagine di uomo gentile e elegantemente affettuoso.
Oggi diremmo un signore d’altri tempi, che lascia un bel ricordo, non solo artistico, a chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo.
Bruno Nicoli