Il tenore Umberto Grilli se ne è andato ieri nella sua dimora di San Genesio e Uniti, dopo anni di sofferenza a casa di una lunga malattia. Aveva compiuto 85 anni lo scorso 4 settembre.
Se era uno dei giorni "buoni", me l'aspettavo da un momento all'altro fare capolino, durante la mia lezione con sua moglie, per darmi un suo consiglio o semplicemente per dirmi bravo. Nei giorni "non buoni" doveva forzatamente riposare. Quante volte, mentre la Maestra Fiorella Pediconi faceva lezione a mia moglie, io mi sono intrattenuto a parlare con lui nella sala attigua allo studio.
Umberto Grilli non era uno di quei ex cantanti autoreferenziali che vivono nel passato, che raccontano solo aneddoti ed episodi della loro vita passata sul palcoscenico, anzi... Era piuttosto curioso verso il teatro di oggi, quello che lui non poteva frequentare se non seguendo qualche rara opera data in televisione. Eppure lui era stato un leone del palcoscenico, e su che palcoscenici! Alla Scala, su tutti. E nei tempi in cui ci cantavano ancora certi "giganti" per giunta, cui lui non aveva proprio nulla da invidiare.
La natura schiva, il suo attaccamento alla famiglia, il suo carattere semplice e schietto, lo hanno sempre reso indifferente all'attenzione mediatica che serve per entrare nello "star system", ma a lui stava bene così. Ora se n'è andato, ha lasciato poche incisioni ma c'è n'è una in particolare che vorrei ricordare, e che consiglio: Oberto, Conte di San Bonifacio di Giuseppe Verdi, con il buon Umberto nel ruolo di Riccardo. Lo comprai nel 1999 perché dovevo debuttare quel ruolo e lo acquistai senza sapere chi fosse Grilli. Rimasi meravigliato da quella voce solida, squillante, piena di armonici, dal fraseggio col giusto piglio verdiano, dalla baldanza e dalla luminosità di quel bel colore da tenore lirico puro, che ben sapeva piegarsi ad una volontà interpretativa sorretta da una tecnica perfetta, al servizio di una musicalità istintiva non comune. Questo era Umberto Grilli, Maestro nella sua arte e uomo simpatico, bonario, amabilissimo.
Mancherà sicuramente non solo a tutti quelli che han avuto modo di godere dei suoi consigli di cantante, ma anche semplicemente a chi lo conosceva. Ma soprattutto mancherà come testimone di un mondo, di un teatro, che forse non esiste più.
Valter Borin